Due poesie brasiliane per celebrare la Giornata Mondiale della Poesia, stabilita dall’UNESCO nel 1999 e quindi giunta alla sua ventiduesima celebrazione. Ho scelto testi metapoetici: quello brevissimo ma pregno di significati di José Paulo Paes e i versi di rivendicazione dell’orgoglio poetico di Manoel de Barros.

José Paulo Paes
ALIBI
Se i poeti non cantassero
cosa avrebbero i filosofi da spiegare?
(da La poesia è morta ma giuro che non sono stato io, 1988)
Manoel De Barros
LA POESIA È CUSTODITA NELLE PAROLE
La poesia è custodita nelle parole –
è tutto ciò che so.
Il mio destino è non capire quasi nulla.
Sul nulla ho conoscenze profonde.
Non coltivo connessioni con il reale.
Per me potente non è chi scopre l’oro.
Potente per me è chi scopre cose insignificanti:
del mondo e nostre.
Per questa piccola frase mi hanno eletto imbecille.
Mi sono emozionato e ho pianto.
Ho un debole per gli elogi.
(da Trattato generale delle grandezze del trascurabile, 2001)

José Paulo Paes (Taquaritinga, 22 luglio 1926 — San Paolo, 9 ottobre 1998), poeta, traduttore, critico letterario e saggista brasiliano. Modernista della Generazione del’45, e precisamente dei “Novissimos”, si dedicò anche alla “poesia concreta”, avanguardista e visuale, che struttura il testo poetico a partire dal suo supporto.

Manoel Wenceslau Leite de Barros (Cuiabá, 19 dicembre 1916 – Campo Grande, 13 novembre 2014), poeta brasiliano. Modernista, ma vicino alle avanguardie europee di inizio secolo e al primitivismo: i suoi testi spaziano nella natura del “pantanal” alla ricerca delle piccole cose, del “nulla da raccontare”.