Mese: aprile 2017

Ci sono giorni così…

 

“Innanzi primavera ci sono giorni così:
riposa il prato sotto una neve compatta,
secchi ed allegri stormiscono gli alberi,
il tiepido vento è dolce ed elastico.
E il corpo stupisce della sua leggerezza,
e non riconosci più la tua casa,
e la canzone che t’aveva annoiata
canti con emozione, come se fosse nuova”.

Anna Achmatova

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Ma chi era Anna Achmatova?

“Alta, magra, con lunghe gambe, lunghe braccia sottili, un viso illuminato da occhi sensibili e acuti, un naso aquilino che affascinò i suoi ritrattisti, da Modigliani ad Al’tam, era l’immagine della femminilità, affascinante, dominante, misteriosa…”. Così è stata descritta una donna eccezionale: un poeta russo, oggi noto in tutto il mondo. Poeta, al maschile, perché non amava essere chiamata poetessa: le sembrava che limitasse il campo dei sensi e di sapere che la ispiravano.

Anna Andreevna Achmatova è lo pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko (Bol’soj Fontan, 11 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966). Fu moglie dal 1910 al 1918 di Nikolaj Gumilëv. Fece parte della Corporazione dei poeti, un gruppo acmeista fondato e guidato dal marito. Compose la prima opera, La sera, nel 1912, alla quale seguì Il rosario nel 1914, caratterizzate entrambe da un’intima delicatezza. Lo stormo bianco (1917), Piantaggine (1921), Anno Domini MCMXXI (1922) sono raccolte di versi ispirate dal nostalgico ricordo dell’esperienza biografica, che spesso assumono quasi la cadenza di una preghiera. Dopo la fucilazione del marito nel 1921, seguì una lunga pausa indotta dalla censura, che la poetessa ruppe nel 1940 con Il salice e Da sei libri, raccolte dalle quali emerge un dolore derivato dalla costante ricerca della bontà degli uomini. Il figlio Lev fu imprigionato fra il 1935 e il 1940 nel periodo delle grandi purghe staliniane. Espulsa dall’Unione degli Scrittori Sovietici nel 1946 con l’accusa di estetismo e di disimpegno politico, riuscì tuttavia ad essere riabilitata nel 1955, pubblicando nel 1962 un’opera alla quale lavorava già dal 1942, il Poema senza eroe, una nostalgico ricordo del passato russo rielaborato attraverso la drammaticità che la nuova visione della Storia comporta, e attraverso una trasfigurazione dello Spazio e del Tempo in una concezione di puro fine.

Quando sarai vecchia…

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Theo van Doesburg – Heroic-movement

Quando sarai vecchia, grigia, piena di sonno
e ciondolante accanto al fuoco, prendi questo libro
e leggilo con calma, sogna il morbido sguardo
dei tuoi occhi di un tempo, il loro fondo d’ombra.

Molti hanno amato i tuoi momenti di grazia spensierata
e hanno amato d’amore vero o falso la tua bellezza
ma uno solo ha amato l’anima in te pellegrina
e le pene del tuo viso che cambiava.

In bilico sui ceppi scintillanti, appena triste
riepiloga tu in un soffio com’è fuggito Amore
e di quanto ha sorvolato le montagne
e in che folla di stelle ha nascosto il suo volto.

William B. Yeats

Anne Sexton… tra poesia e sofferenza!

Ecco un’altra delle donne che avrei voluto conoscere. La poetessa e scrittrice Anne Sexton,  nata il 9 novembre del 1928 e morta suicida il 4 ottobre del 1974.

Ero  giovane  e ne sarebbero trascorsi molti, molti altri di anni,  prima di sentir parlare della sua contemporanea Sylvia Plath, che era sua amica, e della sindrome bipolare che le aveva colpite entrambe.

Anne Sexton si sposò giovanissima con Alfred Muller Sexton, probabilmente per fuggire da un contesto familiare violento e da un percorso di studi ostico, a causa delle difficoltà di concentrazione e dei suoi primi disturbi non diagnosticati.

Anne Sexton

La poesia e la scrittura furono il suo rifugio dalla malattia e la sua fama sconfinò presto oltreoceano e la portò a vincere nel 1967 il Premio Pulitzer per la poesia. Alcune sue raccolte (Poesie su Dio e Poesie d’amore) sono pubblicate in Italia dalla casa editrice Le Lettere.

A volte mi chiedo, da lettrice, se non ci siano delle malattie particolarmente rappresentative della condizione femminile, dell’impossibilità di poter essere intera, una, senza per questo essere crocifissa dal presunto amore delle famiglie, dalla moralità del contesto sociale in cui si vive, dagli schemi ricorrenti in cui l’essere umano si muove per poter mantenere l’illusoria certezza di un senso.

Anne Sexton nei suoi versi parlò delle donne in modo esplicito, trattando temi considerati imbarazzanti e moralmente inaccettabili come l’aborto, le relazioni extra coniugali, l’autoerotismo.

Oggi storciamo il naso sentendo parlare di poesia confessionale eppure lei, come la Plath, ne furono un emblema. Non erano però i loro versi dei diari in frasi spezzate, ma la possibilità di eleggere il singolo essere umano narrante a soggetto/oggetto poetico e di esplorazione.

La vita di una donna, le sue passioni, le sue paure, la malattia, gli istinti suicidi, avevano la stessa nobiltà di temi considerati universali. Nel dolore di Anne Sexton come nel suo desiderio, nella sua impossibilità di definire la morte che desiderava, ritroviamo anche il nostro dolore e i nostri desideri.

I grandi poeti sono uno specchio per ogni lettore, ma le poetesse e le scrittrici hanno un bonus in più perché la loro voce diventa quella di tutte le donne inascoltate e messe a tacere. Dei dolori che non hanno patria e riconoscimento.

Comporta sofferenza e ammirazione rendersi conto che molte di queste donne hanno pagato con il corpo e con la vita: Alda Merini, Virginia Woolf, Sylvia Plath, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli e, appunto Anne Sexton.

Di lei, porto con me non una lunga poesia, ma un verso, forse apparentemente semplice, che mi ha colpito non appena l’ho letto…

You said the anger would come back
just as the love did.

Hai detto che la rabbia sarebbe tornata
proprio come l’amore.

E ancora

Give me a report on the condition of my soul.

Give me a complete statement of my actions.

Hand me a jack-in-the-pulpit and let me listen in.

Put me in the stirrups and bring a tour group through.

Number my sins on the grocery list and let me buy.

Did I make you go insane?


Valuta lo stato della mia anima.

Fa’ il bilancio delle mie azioni.

Passami le campanule e lasciami ascoltare.

Mettimi le staffe e portami a fare un giro.

Scrivi sulla lista della spesa i miei peccati e comprali.

Ti ho fatto impazzire?

Paola Chirico