
Le parole sono importanti.
Le parole contro le donne hanno il potere di costruire muri per innalzare prigioni, di ferire sensibilità, di istigare alla violenza, di creare stereotipi in cui ingabbiarle.
Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più (Torino, Einaudi) di Michela Murgia analizza le frasi presenti nel nostro vissuto quotidiano e che abbiamo, più o meno, sentito rivolgerci.
È un libro di piacevole e scorrevole lettura che, per chi si occupa da tempo di queste tematiche, può apparire scontato ma un “ripasso veloce e sintetico” fa sempre bene a tutte. Per chi invece è ai primi approcci o per le giovani generazioni, questo libro ha un grande pregio: conoscenza, analisi, riflessione e acquisizione di consapevolezza. E non è poco.
Nella seconda di copertina è ben riassunto lo scopo del lavoro: «Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti, dalle notizie… per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica…»
C’è un profondo legame tra la discriminazione di genere e le parole che ci vengono rivolte. Frasi fatte e ripetute e spesso amplificate dai media o dai social che ci piombano addosso.
Quelle di noi che hanno già una corazza riescono a schivare i colpi, per le altre, quelle parole diventano pietre… Pietre pesanti.
Per le donne, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, potersi esprimere è sempre stata una libertà ostacolata, spesso ridicolizzata se non addirittura punita. Già, perché una donna che parla è sempre considerata un po’ “sovversiva”.
La prima frase analizzata è proprio quella che dà il titolo al libro: “Stai zitta”. Lo dicono quasi sempre gli uomini infastiditi, a volte anche inconsciamente, dall’idea che una donna possa avere un’opinione e osare contrapporla alla loro.
Recentemente abbiamo assistito alle prese di posizioni di alcune donne famose su tematiche spinose nel nostro Paese. Le reazioni sono state sotto gli occhi di tutte e di tutti: “Sei cantante e dici la tua sui migranti? Continua a cantare e stai zitta. Sei scrittrice e fai un commento su come il governo gestisce l’emergenza pandemica? Scrivi i tuoi libri e per il resto stai zitta. Fai l’attrice e rilasci una dichiarazione sulle scelte collettive per fermare il cambiamento climatico? Era molto meglio quando facevi i film e stavi zitta”.
Voci di donne giovani: galline
Voci di donne anziane: cornacchie.
Un’altra frase che ci sentiamo spesso dire quando reclamiamo più presenza femminile nei posti apicali è quella: «Ormai siete dappertutto». E appena ribattiamo che non è vero e che la statistica lo conferma, ecco altre parole, altre frasi: «È offensivo coinvolgere le donne solo in quanto donne» oppure «Contano le idee e non chi le porta», o ancora «Non ci sono nomi di donne prestigiosi come quelli degli uomini». Tutti ciechi di fronte al dislivello di presenza e di rappresentanza.