Mese: ottobre 2019

La caccia alle streghe, vittime spesso dell’ignoranza e della misoginia.

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Tale fenomeno è durato circa tre secoli attraversando tutta l’Europa fino ad arrivare, grazie anche alla diffusione dei mezzi di comunicazione, ad alcune zone dell’America.

 Un po’ di date:

  • 1326: la Chiesa considera la stregoneria simile all’eresia, entrambe vanno perseguitate dai frati inquisitori
  • 1487: esce il manuale Malleus Maleficarum (“Il martello delle streghe”) scritto da due domenicani tedeschi. Ha un seguito notevole che si diffonde in tutta Europa
  • 1782: è l’anno dell’ultima vittima della caccia alle streghe. La malcapitata si chiamava Anna Goledi e fu decapitata in Svizzera, in una piazza, dopo essere stata sottoposta a una serie di strazianti interrogatori e torture.

Alla base di tale persecuzione ci furono sicuramente superstizioni e fanatismo religioso, ma uno degli elementi che maggiormente contribuì a questa strage di innocenti fu la radicata misoginia e la considerazione che si aveva della donna.

Dal libro: “Stringo i denti e diranno che rido. La donna e l’accidentato percorso- nascita” di Rosa Papa e Roberta Arsieri:

Le streghe sono ciò che vela il non detto, il capro espiatorio, la spettacolarizzazione crudele della sanzione oscurantista. La negazione e il disprezzo del corpo femminile, e di tutti gli accadimenti ad esso collegati, dal parto alle mestruazioni, tutto ciò ha radici antichissime. Le pratiche simboliche come la magia hanno costituito un riferimento più che condiviso dal mondo antico, soprattutto per ciò che gli uomini non riuscivano a comprendere come il sangue mestruale, la gravidanza e la sterilità, il parto e l’aborto[…]

 

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E ancora da uno stornello popolare dell’epoca, citato nel libro “Le streghe sono tornate. La ricostruzione dei grandi processi. Cinque secoli di storia da parte delle streghe” di Vanna De Angelis, si legge:

Dolor senza consiglio, sacco senza fondo, febbre continua che mai non fina, bestia insaziabile, foglia menata al vento, canna vuota, pazza scatenata, male senza niun bene, in casa un demonio, nel letto un cesso, nell’orto una capra, immagine del Diavolo

Ma chi erano davvero queste donne perseguitate e bollate come streghe?

Le streghe, tutte coloro che furono accusate di esserlo, erano donne perlopiù sole, nubili o vedove, povere, vecchie, straniere, prostitute, ribelli, malinconiche e guaritrici. Molte streghe erano semplicemente donne, che avevano o mostravano indipendenza, donne coraggiose e di carattere, capaci di replicare e di difendersi. In Inghilterra, ad esempio, alcune vennero accusate di stregoneria semplicemente perché sapevano nuotare. Spesso relegate in una posizione marginale, queste donne trovano nei loro poteri una capacità di rivalsa.

Le donne sospettate di stregoneria venivano sottoposte a varie “prove”, una di queste era la prova dell’acqua. Le sospettate venivano legate ad un masso e gettate in uno stagno o in un fiume: se riuscivano a galleggiare (e quindi l’acqua le “rifiutava”) erano sicuramente colpevoli; se affogavano, erano innocenti.

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Per verificare la presenza di segni invisibili (come un neo, o una macchiolina), che provassero il cosiddetto “marchio del diavolo”, si adottava la “prova del sangue”: se la presunta strega, dopo essere stata punta da un ago, non sanguinava allora quest’ultima doveva sicuramente essere colpevole.

Queste donne,  praticamente, non avevano nemmeno diritto ad un vero e proprio processo, l’inquisitore partiva con la certezza dell’accusa; sicché toccava all’accusata dimostrare di non essere una strega. Ma non avevano alcun modo per dimostrare la propria innocenza poiché, per confessare cose che fondamentalmente non avevano mai fatto, venivano sottoposte ad atroci torture.

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Le vittime avevano due scelte: o confessare ed essere umiliate pubblicamente e spesso, nonostante tutto, anche condannate a  morte, oppure, rifiutare la propria colpevolezza ed essere arse vive sul rogo. Tutte o quasi tutte finivano col confessare colpe mai commesse sotto torture crudeli e disumane.

La strega, molto spesso, era una donna che aveva un ruolo piuttosto importante nella comunità in cui viveva. Queste erano perlopiù erboriste eccezionali, profonde conoscitrici delle erbe e dei loro poteri, non a caso, nell’immaginario comune, le streghe vengono rappresentate come curve, non perché anziane, ma perché passavano diverse ore del giorno chine sul terreno a scrutare la vegetazione.

Erano considerate delle vere e proprie guaritrici e molti, soprattutto le donne, di ogni estrazione sociale, di campagna o di città, si rivolgevano loro per invocare la  guarigione dalle malattie proprie, dei figli, dei mariti, eccetera.

Esse, inoltre, erano anche delle ottime levatrici e praticavano aborti; quindi erano considerate figure in grado di gestire e controllare le nascite e in generale la fecondità e la sfera sessuale. Capitava di sovente che se nella comunità qualche uomo soffrisse di impotenza, problema che feriva profondamente l’orgoglio maschile,  le  povere malcapitate venissero accusate di aver fatto fantomatici sortilegi ai danni degli uomini.
Una delle tante accuse mosse a queste donne fu la capacità di far sparire completamente gli organi genitali maschili.

Nel famigerato Malleus Maleficarum…

Si parla di tre casi in cui le streghe avrebbero privato degli uomini del loro pene. I primi due riguardano degli uomini che per magia avrebbero avuto solo l’illusione di non avere più i genitali—le streghe “sono in grado di portar via l’organo sessuale maschile,” scrive Heinrich Kramer, “non togliendolo fisicamente, ma nascondendolo con qualche trucco di magia.” Il terzo caso invece riguarda il fenomeno delle streghe che evirerebbero gli uomini per conservare i loro peni come degli strani animali domestici da nutrire e coccolare. Ci fu addirittura il caso di un uomo che, disperato per aver perso il pene, contattò “una certa strega” che gli disse di “arrampicarsi su un certo albero dove si trova una cesta contenente molti peni, da cui avrebbe potuto prendere quello che preferiva”.

Un murale scoperto in Toscana raffigurante un albero di peni. Foto via Wikimedia Commons
Un murale scoperto in Toscana raffigurante un albero di peni. Foto via Wikimedia Commons

Ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate se non fosse che, proprio a causa di queste folli credenze, migliaia di donne vennero uccise ingiustamente.

Ciò che faceva maggiormente terrore era il fatto che, tutte coloro che si rivolgevano loro, instaurassero una vera e propria alleanza di genere. E forse questo, più di ogni altra ragione, portava sgomento nella società,  tanto da aver scatenato una paranoia che è poi degenerata in una vera e propria persecuzione. Questa unione tra donne minacciava il controllo di una società prettamente maschile.

Tra le varie streghe italiane c’è, ad esempio, il caso di Matteuccia una donna che aiutava le altre a non avere gravidanze indesiderate e a procurarsi degli aborti. Matteuccia, per questo, fu arsa viva il 20 marzo del 1948.

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C’è poi Gabrina che era il punto di riferimento di molte donne. Gabrina degli Albeti fu guaritrice, ostetrica, erbaiola, sapiente preparatrice di pozioni e filtri d’amore. Gabrina era analfabeta e fu condannata al taglio della lingua; sicché tutti i suoi saperi morirono, e questo era essenzialmente l’obiettivo degli inquisitori.

C’è poi Benvenuta Benincasa a cui si rivolgevano decine di donne di tutte le estrazioni sociali per questioni legate alla salute propria o dei propri cari o per pozioni d’amore. Essa non venne arsa viva, ma derisa e umiliata  tanto da rinnegare la propria sapienza e la propria arte di guaritrice.

Ci sono poi le storie di Isabella Arienti giustiziata al rogo per stregoneria a Milano nel 1603, Caterina Capelleta che venne lapidata e uccisa da una folla inferocita a Reggio Emilia nel 1599, e ancora, Judith Franchetta una donna ebrea che fu bruciata viva, nel 1600, nel corso di una spettacolare cerimonia pubblica svoltasi a Mantova sotto gli occhi di una folla numerosa che assisteva indifferente alla morte.

Che dire poi della storia di Caterina Medici  che si sposò a soli 13 anni con uomo che la costringeva a prostituirsi. Rimasta vedova molto giovane, Caterina, iniziò a lavorare come serva a Pavia e nel Monferrato. Dal padrone ebbe due figlie e una terza figlia non fu da questi riconosciuta. Dopo una lunga convivenza, nel 1611, si trasferì a Milano, continuando a lavorare come serva. Nel 1616 entrò al servizio di un senatore milanese. Quest’ultimo iniziò improvvisamente a soffrire di dolori allo stomaco e di melanconia, Caterina Medici fu accusata, nel dicembre 1616, di avergli fatto un sortilegio. Fu un ex padrone della donna ad accusarla per primo. La donna confessò subito. Sottoposta a processo, nel corso del quale fu impiegata la tortura, fu infine condannata a morte. L’esecuzione, a conclusione di uno spettacolo pubblico nel corso del quale la donna fu esposta su un carro e torturata di nuovo con tenaglie roventi, avvenne per impiccagione il 4 marzo 1617 (il cadavere fu quindi bruciato sul rogo).

Ci sono poi Angela, Marta, Santina, Doralice Isabella, Caterina, Faustina tutte condannate a morte.

E poi le streghe di Benevento, le donne di Triora, del Salento, quelle di Bitonto e tante altre.

SalemWitchcraftTrialE infine non potevo non citare il famoso Processo di Salem. Nell’inverno tra il 1691 e il 1692, nel villaggio di Salem ( contea di Essex, Massachusetts), Elizabeth “Betty” Parris e Abigail Williams, rispettivamente figlia e nipote del parroco Samuel Parris, iniziarono a comportarsi in modo inusuale: rimanevano per lunghissimo tempo taciturne, si nascondevano dietro vari oggetti, strisciavano sul pavimento e emettevano strani versi. Il pastore fece visitare sua figlia da vari medici ma nessuno seppe dare una spiegazione ai disturbi della ragazza. Uno di questi medici ipotizzò si trattasse di una possessione demoniaca.

Elizabeth Parris e Abigail Williams e altre ragazze, che come loro iniziarono a comportarsi in maniera singolare, vennero  incalzate a rivelare i nomi di altre ragazze, che potessero essere streghe o possedute dal demonio. Le due fecero il nome di Tituba, una schiava (indiana o africana, non è ben noto) che era anche la collaboratrice domestica del parroco Samuel e poi, in base alle altre testimonianze, vennero fuori i nomi di altre due donne: Sarah Good e Sarah Osborne. La prima era una signora anziana e inferma; la seconda era una mendicante nota in città, accusata semplicemente perché parlava da sola.

Dopo le prime delazioni delle ragazze, fu istituito un vero e proprio tribunale. Sarah Osborne, Sarah Good e Tituba furono arrestate con l’accusa di stregoneria. Il giorno dopo l’arresto si tennero i primi interrogatori: Osborne e Good si dichiararono innocenti, mentre Tituba confessò di essere una strega. La comunità del villaggio credette alla confessione fatta sotto tortura dalla schiava e il 1º marzo 1692 le tre donne furono incarcerate. Le pseudo manifestazioni demoniache ovviamente non cessarono dopo l’arresto delle tre donne e tutto ciò diede il via a una paranoia che portò l’incarcerazione e la condanna a morte di decine di altre donne, ma non vennero risparmiati neanche bambini/e.

L’isteria generale si concluse nell’autunno del 1692 e il 12 ottobre 1693, il governatore Phips, sciolse “La Corte” (il tribunale creato per processare le streghe) e istituì una Corte di giustizia che, dopo aver preso in esame 52 casi, assolse 49 detenuti e commutò la pena di 3 condannati a morte.

Riportando un’altra citazione del libro sopraccitato ( Stringo i denti e diranno che rido. La donna e l’accidentato percorso-nascita) : 

E’ importante e legittimo dare un nome a queste vittime, cadute sotto i colpi di armi purtroppo sempre attuali: l’ignoranza e la misoginia.

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A distanza di vari secoli possiamo affermare che l’ignoranza e la misoginia siano state arginate? Nonostante i vari progressi e le piccole grandi conquiste la risposta purtroppo è no.

Mi vengono in mente, a tal proposito,  i casi di ragazze che si sono suicidate , per dei video che le ritraevano mentre avevano dei rapporti sessuali, perché stanche di subire insulti umilianti. Ancora la ragazzina di Melito che ha denunciato le violenze sessuali subite in tre anni da diversi uomini del paese e a cui l’intero paese non solo le  ha voltato le spalle, ma l’ha anche accusata di essersela andata a cercare.

E di altre che sono state costrette ad abbandonare la propria casa e il proprio paese perché, dopo essere state stuprate, hanno visto le intere comunità in cui vivevano spalleggiare gli stupratori e, non paghi, accusare queste ragazze di essere delle puttane,  delle rovina famiglie/padri di famiglia/bravi ragazzi.

E per finire  le centinaia, se non migliaia di donne, che sono state ammazzate per mano di chi non ha accettato il loro NO!

Fonti:

Wikipedia, Storia di Milano,  Rai Storia,  Linkiesta, Università delle donne

Le donne curde sono un sogno di libertà.

 

 

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Sono madri.
Come noi.
Sono donne.
Come noi.
Perdono il sangue tra le gambe.
Come noi.

Hanno figli da cui vogliono tornare.
Come noi.

Combattono per un’idea.
Per tutte noi.

Contro l’oppressore.
Contro il patriarcato.
Per la democrazia.

Cantano Bella Ciao.

Il loro coraggio fa paura.
La loro forza è fiera.
Delicati gli sguardi.
Decisi gli atti.

Sputano alla morte.

Per la loro gente
In difesa del loro popolo.

Sono protagoniste.
Sono ammirazione.
Sono promessa.

Sono donne curde.
Sono nostre sorelle.

Sono un sogno di libertà.

Cinzia Pennati

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Ciò che le donne curde mettono in atto è l’idea  di una  società straordinaria . Una società democratica e paritaria.

Ciò che fanno le altre donne nel mondo deve riguardarci. Se rimaniamo con lo sguardo su di noi, sul nostro orticello,  i nostri figli, la nostra storia finirà con noi.

Invece, dobbiamo trarre ispirazione e speranza dalla forza di altre donne. Dobbiamo trarre coraggio. Essere solidali e cambiare con piccoli passi le nostre esistenze.

Qui, non si parla di yoga, di cosa fanno i figli, della maternità,  ma vi chiedo di non sentirvi meno coinvolte.

Che cosa  possiamo fare? Intanto farle vedere, quando le donne e il loro operato si vedono… esistono.
E noi esistiamo con loro!

Luisa Spagnoli una protagonista del suo tempo…

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Non fu solo la creatrice del “Bacio Perugina” e dei filati d’angora, ma anche l’imprenditrice che introdusse il congedo retribuito di maternità alle lavoratrici

Ci sono tanti esempi di grandi donne e il bello è che molte di loro sono un orgoglio nazionale. È il caso di Luisa Spagnoli, la storia di una donna imprenditrice, capace di intuizioni pionieristiche e di energiche battaglie sociali che riuscì a trasformare la sua ansia di espressione in impresa di successo.

Una storia eccezionale quella di Luisa Spagnoli (1877-1935) nel corso della quale,  combinando amore, sogni, creatività e progetto imprenditoriale, riuscì a fondare due imperi, vanto del made in Italy nel mondo: il colosso dolciario della Perugina e il marchio di moda che ancora oggi porta il suo nome. Grazie alla dolcezza di un cioccolatino (il famoso “Bacio” degli innamorati con i bigliettini-messaggio inseriti nell’involucro) e alla morbideza di un golf d’angora, diventò il prototipo della donna ribelle e innovatrice, in lotta contro i retaggi culturali della società contadina a cavallo tra le due guerre e contro le regole non scritte che inchiodavano le donne un passo indietro agli uomini. E se battersi per i diritti delle donne oggi è complicato, ai primi del ‘900 era certamente un’impresa eroica. Ed è per questo che scrivere di Luisa Spagnoli fa pensare a quanto sia stata difficile e dura la sua marcia di emancipazione.

Luisa Sargentini, questo il suo cognome da nubile, nacque a Perugia nel 1877 da padre pescivendolo e da madre casalinga. Poco più che ventunenne sposò Annibale Spagnoli e con lui ebbe inizio la sua avventurosa carriera di imprenditrice. I due rilevarono una drogheria e subito dopo cominciarono a produrre confetti. Nel 1908, insieme a Francesco Buitoni, fondarono la “Perugina”, una piccola azienda con sede nel centro storico di Perugia e con quindici dipendenti in tutto.

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Luisa fabbricava caramelle e cioccolatini con rara capacità, ma la prova più difficile per lei si presentò con lo scoppio della Prima Guerra mondiale, quando a mandare avanti la fabbrica rimase solo lei con i suoi due figli, Mario e Aldo. Fu allora che Luisa rivelò le sue capacità imprenditoriali. A guerra finita la “Perugina” era già un’azienda con più di cento dipendenti. per lo più donne. e Luisa cominciò a inventare una miriade di cioccolatini con nomi accattivanti, da il “Cazzotto” Perugina chiamato così per la sua forma che ricordava la nocca di una mano, ma subito dopo nominato “Bacio” per motivi di marketing.

Nel 1923 Annibale Spagnoli ruppe con i Buitoni lasciando la sua creatura. Luisa, invece, rimase in Perugina e diventò membro del consiglio d’amministrazione. Da quel momento nacque la sua storia d’amore,  alquanto contrastata,  con Giovanni Buitoni. Luisa era oramai una signora ultraquarantenne, di ben 14 anni più anziana del trentenne Giovanni (cosa che a quei tempi faceva scalpore!).

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Dopo l’esperienza con l’industria dolciaria, Luisa Spagnoli si dedicò all’allevamento dei conigli d’angora, dal pelo particolarmente lungo e morbido con il quale produsse filati di pregevole qualità. La Spagnoli inventò una tecnica particolare con la quale non era necessario uccidere nè tosare i conigli, ma semplicemente passare sui peli dell’animale un particolare pettine al quale rimanevano incastrati ed utilizzati per ricavarne filati per capi di qualità.

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“Bellezza è lasciarsi vivere” di Emma Watson

La citazione  che tutte le donne dovrebbero leggere…

Bellezza non sono i capelli lunghi, le gambe magre, la pelle abbronzata e i denti perfetti.
Fidatevi di me…

Bellezza è il viso di chi ha pianto e ora sorride.

Bellezza è la cicatrice sul ginocchio fin da quando sei caduta da bambina.

Bellezza sono le occhiaie quando l’amore non ti fa dormire…

Bellezza è l’espressione sulla faccia quando suona la sveglia la mattina, è il trucco colato quando esci dalla doccia, è la risata quando fai una battuta che capisci solo tu..

Bellezza è incrociare il suo sguardo e smettere di capire.

Bellezza è il tuo sguardo quando vedi lui, è quando piangi per le tue paranoie.

Bellezza sono le rughe segnate dal tempo.

Bellezza è tutto quello che proviamo dentro e si manifesta al di fuori.

Bellezza sono i segni che la vita ci lascia addosso, i pugni e le carezze che i ricordi ci lasciano.

Bellezza è lasciarsi vivere!

(Emma Watson)

Emma Charlotte Duerre Watson  nasce a Parigi il 15 Aprile 1990, attrice rinomata ha raggiunto la fama mondiale dopo aver interpretato il personaggio di Hermione Granger nella serie cinematografica di Harry Potter, dal 2001 al 2011.

Attivista per i diritti delle donne  il 17  luglio 2014 Emma Watson viene nominata Goodwill Ambassador, ambasciatrice di buona volontà, dall’UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della parità di genere e il pari ruolo delle donne nel mondo.