SAFFO
TRAMONTATA È LA LUNA
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce,
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
(Traduzione di Salvatore Quasimodo)
Sull’isola di Mitilene, a cavallo tra la fine del settimo e l’inizio del sesto secolo prima di Cristo, Saffo aveva un tìaso dedicato ad Afrodite, una scuola per fanciulle aristocratiche dove si esercitavano la poesia, la musica il canto e la danza e si insegnavano la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, l’eleganza raffinata. E naturalmente ardeva l’amore omosessuale femminile. Quando le ragazze completavano il loro corso di studi, abbandonavano il tìaso e spezzavano cuori, in particolare quello di Saffo, che molti versi dedica a questi dolorosi distacchi.
La poetessa di Lesbo con il suo linguaggio essenziale e raffinato, adatto alla forma impeccabile del canto accompagnato dal flauto, esprime la sua sofferenza d’amore divenuta solitudine: quando scende la sera più pungente si fa la nostalgia, più acuto il bisogno d’amore. E i pensieri si incupiscono: il tempo scorre e la gioventù ormai svanisce, l’amore è per gli altri miele e dolcezza, per lei un amaro desiderio che non si può placare.
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Saffo istitui’ a Lesbo il ”Tiaso” un ‘ associazione culturale sacra ad Afrodite e alle Muse, di cui si dichiarava “Ministra“. La scuola rappresentava un ambiente di raffinata eleganza dove le ragazze, provenienti dalle migliori famiglie greche, anche dalla stessa Lesbo, ma anche da Salamina (la dolce Eunica), da Mileto (l’incantevole Anattoria), da Colofone (la bellissima Gongila), si impegnavano a suonare la lira, a vestire con gusto, a essere desiderabili e seducenti e partecipavano alle gare di bellezza, abbandonavano la scuola quando prendevano marito.
Il Tiaso era come un microcosmo autosufficiente basato nella visione della bellezza del corpo e dell’anima. Le ragazze della scuola erano invitate sempre nelle feste nuziali dove cantavano gli “ Imenei “ (da Imeneo figlio di Bacco e Afrodite) poemi nuziali e in processione andavano verso la casa dello sposo e della sposa elogiandoli con auguri di felicità.
Lawrence Alma-Tadema, “Saffo e Alceo a Mitilene”