Mese: dicembre 2017

L’anno che verrà…

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L’anno che verrà (e la sensazione che qualcosa di bello possa ancora inaspettatamente accadere).

“Non è meraviglioso quando pensi che ti possa accadere ancora qualcosa di bello, qualcosa che non ti aspetti?”.  Ne parlavo con una mia carissima amica. Già: “ancora”.

Che possa capitare – ancora – qualcosa di bello, qualcosa che non ti aspetti…  Forse parlavamo solo di quella sensazione – aerea, magica, ubriacante – che è quella dei vent’anni, di quando sei innamorato, di quando parti per un viaggio lontano.

Ma è proprio questo che desidero, per l’anno che verrà: la sensazione leggera, lieve, irrazionale, che qualcosa di bello possa ancora accadere, qualcosa di bello che non ti aspetti e che non riesci neppure a immaginare. Qualsiasi cosa… Non amore, non solo.

Un tocco di bacchetta magica in un mattino qualsiasi, all’angolo di una strada qualsiasi.

E mentre ci penso, mi vengono in mente altre strade; mi viene in mente chi per strada ci vive, nelle periferie crudeli delle metropoli, in un campo profughi in Siria, o le strade sconosciute delle bambine rapite in Nigeria perché andavano a scuola e mai più tornate e  le strade dove tante donne hanno subito stupri, violenze e morti.

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Anche per loro, irrazionalmente o forse razionalmente, la speranza che qualcosa di bello possa inaspettatamente accadere. Non è retorica: è solo gratitudine per tutto quello che abbiamo, nel nostro piccolo angolo di mondo. Voglia di aiutare e non dimenticare gli altri, quali che siano le loro strade. E speranza che l’anno nuovo porti leggerezza, polvere di stelle, audacia e magia.

Auguri a tutti: ci rivedremo qui nel 2018!

Natale di fiducia!

 

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La complessità del mondo disorienta e le schegge di notizie impazzite feriscono la coscienza, ma le gocce di sapienza che ciascuna e ciascuno può offrire diventano energia trasformante se sono condivise.

Il Natale, festa dell’umanità che accoglie l’inedito e si coinvolge nel “mistero”,  doni a tutti noi fiducia e impegno, perché ogni persona, ogni famiglia e ogni comunità possa far sbocciare fiori dalle spine.


Buon Natale 2017 a  coloro che mi leggono!

“Breve storia delle donne” di Jacky Fleming… i falsi pregiudizi contro le donne!

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Le donne, che guaio?: ciò che pensano gli uomini

«La “Breve storia delle donne è un libro ferocemente divertente, meravigliosamente costruito e altamente istruttivo per chiunque, uomo o donna che sia. Si tratta di un volume breve ma intenso e potente nella sua cruda realtà, così come recita il sottotitolo: Tutto ciò che abbiamo imparato sulle donne: e cioè ben poco.

Questa “Breve storia delle donne” (Corbaccio, 2016) elenca tutto quel che è scritto sulle donne nei libri scolastici, ovvero quasi nulla. E ci ricorda alcune ridicole teorie espresse da pensatori geniali, come per esempio Charles Darwin, tanto celebrato per la sua mente aperta, obiettiva e scientifica. Lo scienziato viene più volte citato come “genio” quasi a sottolineare: se lo ha detto lui che era un genio, immaginate che cosa potessero pensare i comuni mortali – maschi! Pare che Darwin fosse convinto che le donne non avrebbero mai raggiunto risultati notevoli nel campo del pensiero a causa del loro cervello di dimensioni ridotte. Preparatevi a ridere e a indignarvi e a rileggere la storia con occhi nuovi.

L’ironia sferzante dell’autrice a volte sfiora il grottesco e ci rende consapevoli di quanti soprusi e quante ingiustizie le nostre antenate debbano aver subito nel corso dei secoli. Feroce la critica al pensiero così in auge in epoca vittoriana (i disegni, infatti, richiamano soprattutto quello specifico periodo della storia) che la donna dovesse solo ed esclusivamente svolgere la sua funzione sociale: procreare. La sfera domestica era una gabbia per alcune nemmeno tanto dorata:

«Le donne che si avventuravano fuori dalla sfera domestica erano note come Donne Perdute.[…] Erano molti i modi per perdersi, fra cui: prendere posizione, avere un’opinione ed esprimerla, non restare vergine dopo aver partorito… solo le donne potevano perdersi».

Divertente e graffiante, le pagine del libro si riempiono di vignette e una scrittura “a mano semplice e diretta.

 

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Bisognose  di un padre-fratello-marito-figlio per avere un scopo nella vita. Troppo deboli per lo sport, non sufficientemente creative per le arti.

 

Breve storia delle donne

 

 

 

 

 

 

 

Dopo diverse esposizioni, sei libri e una lunga collaborazione con i quotidiani, con questo lavoro l’illustratrice inglese Jacky Fleming ha voluto lasciare  un oggetto che serva da monito contro ogni falsa credenza eretta a screditare l’identità femminile.

Breve storia delle donne

Un libro da non perdere !

Simone Weil e il senso della realtà

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C’è qualcos’altro che ha il potere di svegliarci alla verità. È il lavoro degli scrittori di genio. Essi ci danno, sotto forma di finzione, qualcosa di equivalente all’attuale densità del reale, quella densità che la vita ci offre ogni giorno ma che siamo incapaci di afferrare perché ci stiamo divertendo con delle bugie.

Simone Weil

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Franca Viola e il suo rifiuto di dire “No”

961franca_viola_24Il 26 dicembre 1965, alle 9.00 del mattino, Franca Viola, una ragazza di 17 anni, viene rapita da Filippo Melodia e dai suoi amici. Il Melodia, pretendente respinto, è nipote di un boss mafioso, è un prepotente che non ammette rifiuti. Il rapimento fa seguito a una serie di avvertimenti mafiosi nei confronti del padre di Franca: bruciata la casetta di campagna, distrutto il vigneto e portato un gregge di pecore a pascolare nel campo di pomodori. Bernardo Viola viene persino minacciato con una pistola, ma non cede e non vuole concedere la figlia a un individuo violento e pericoloso. Il Melodia si presenta alla casa della ragazza con i suoi compari, picchia violentemente la madre che cerca di resistere e si porta via Franca e il fratellino, che le si è aggrappato alle gambe nel tentativo di proteggerla. Il fratellino viene rispedito a casa e Franca viene tenuta segregata prima in un casolare di compagna, poi in casa della sorella del Melodia.

“Rimasi digiuna per giorni e giorni. Lui mi dileggiava e provocava. Dopo una settimana abusò di me. Ero a letto, in stato di semi-incoscienza”, racconterà Franca. Il 6 gennaio 1966 la polizia, coinvolta dal padre, rintraccia il rifugio e riesce a liberare la giovane. Il Melodia viene arrestato con i suoi complici, ma conta evidentemente sul matrimonio “riparatore” che, come prevede la legge italiana di allora, scagiona il rapitore che sposa la propria vittima. Franca però rifiuta di sposarsi dando quindi avvio al processo, che si svolge nel dicembre del 1966.

Il padre Bernardo decide di costituirsi parte civile malgrado le pressioni esercitate per dissuaderlo. L’attenzione di tutta la stampa locale e nazionale è altissima, sia perché è la prima volta che una donna sceglie di sfidare le arcaiche regole di un “onore” presunto e patriarcale, sia perché in questa vicenda si vede l’occasione di intaccare, almeno in parte, il potere della mafia.

Il prezzo da pagare è altissimo: minacce, ricatti, l’opinione pubblica ostile, insomma una clausura stretta, con polizia fuori da casa giorno e notte e nessuna possibilità di lavoro per il padre. Ma la chiarezza della posizione di Franca risuona come un rimprovero a una società ancora chiusa dal pregiudizio: “Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”. Franca, già duramente provata dalla violenza del rapimento e dalla vita di clausura che sta conducendo, è pure costretta a cambiare legale, avendo incontrato nello studio del proprio patrocinante il parente di uno dei rapitori.

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