Mese: dicembre 2022

Finalmente è l’ultimo giorno del 2022!

“Bisogna sempre essere un po’ improbabili”.
La citazione è di Oscar Wilde.

Lo auguro a me, e a voi: scorciatoie, deviazioni, nuove strade.

La bellezza di prendere una strada diversa, una decisione inaspettata… niente è più magico dell’imprevedibile.

E dunque, buon 2023 di nuove strade. Siate imprevedibili, sempre!

Auguri

Paola

Natale 2022!

E a tutti voi che passate di qua il mio grazie più sincero.

A qualcuno va più di un grazie, ma un affetto che viene dal profondo del cuore per esserci, condividere e camminare insieme sui tasti di un computer.

Leggeri come un tic ma incancellabili come le matite copiative di un referendum…

Buon Natale amiche e amici 🎄🌹🍀

Paola

Non mi dire che le donne sono buone.

le tue piccole orme selvatiche
i tuoi fianchi di carne celeste
le lune dei tuoi occhi disfatte
com’è fragile la nostra amicizia
mangiamo sedute sull’erba
il sole ci scalda le gambe
non mi dire più che le donne
sono naturalmente buone e candide e affiatate
non è vero
l’aggressività noi non la buttiamo nelle guerre
o nelle battaglie di strada
o nelle scalate al potere
o negli assalti alle banche
ma siamo così feroci
nel morderci l’un l’altra il collo
mi succhi gli occhi come uova
mi frughi nel ventre con la mano ad artiglio
mi torci la lingua
mi bruci le punte delle dita con l’accendino
soavemente e teneramente
in nome della gentilezza femminile
ci torturiamo tu e io con aghi ricurvi
così buone con figli i mariti gli amanti
così perfide con noi stesse
nella tua faccia mongola
vedo i segni delle paure e delle ire
che deturpano la tua vita la mia vita
tiri su a brandelli il prosciutto
strappi un pezzo di pane coi denti
non mi dire più che la violenza non ci appartiene
donna di garza e di brina
com’è fragile il nostro amore
siamo appena nate e già ci uccidiamo
in nome della non violenza e della solidarietà di sesso.

Dacia Maraini, Mangiami pure, Einaudi, 1978

Quanta strada ancora abbiamo da percorrere!

“Donna non si nasce, si diventa”.
(Simone de Beauvoir
)

Rosa Parks: la donna che cambiò la storia con un no sul bus!

Esistono le regole. E se esistono le regole, ebbene, queste vanno rispettate. Perché le regole sono fatte per mantenere l’ordine e la disciplina. Per aiutare i buoni cittadini e le buone cittadine a capire. Per decidere chi sta di qua e chi di là. Chi è giusto e chi è sbagliato. Chi è creatura di Dio e chi, invece, è prova solo del suo senso dell’umorismo. Le leggi e le regole ci sono per un motivo molto preciso. E vanno seguite alla lettera, senza pietismi o eccezioni. Perché altrimenti si entra nel caos, si confonde il bene con il male, si cambia il posto alle pedine. Se non le rispetti, le regole e le leggi, saltano gli argini, crollano i confini. Nascono le rivoluzioni. 

Alle ore 18:00 di giovedì 1 dicembre 1955 a Montgomery, nello stato dell’Alabama, sull’autobus della compagnia Montgomery City Bus Lines, vettura 2857, diretto a Cleveland Avenue, l’autista James Fred Blake è costretto a fermare la corsa. Una donna nera si rifiuta di cedere il proprio posto a sedere a un bianco. Non vuole alzarsi. Eppure, dovrebbe sapere com’è che funziona: i dieci posti anteriori sono per i bianchi, i dieci posteriori sono per i neri, i sedici centrali sono a uso misto, a meno che non servano ai bianchi. Semplice. Bisogna solo rispettare la legge.  Nonostante questo, però, lei rimane seduta. Ferma, composta e seduta.

«Ti faccio arrestare».
«Ne ha facoltà».

Blake chiama la polizia. Due agenti arrivano e prendono in custodia la donna portandola via, prima nel municipio, e poi, quando l’autista finisce il turno e va a notificare la denuncia, nel carcere cittadino. Qui, le generalità dell’accusata vengono messe nero su bianco: Rosa Louise McCauley, di anni quarantadue, sposata Parks. Professione, sarta. 

Cosa si è messa in testa questa Rosa Parks? Cosa vuole dimostrare? Non le bastano ago e filo? 
No, non le bastano. Perché Rosa Parks, prima di essere sarta è tanto altro ancora. Moglie dell’attivista Raymond Parks, è, dal 1943, la segretaria della sezione di Montgomery della Naacp, la National Association for the Advancement of Colored People, una delle più antiche organizzazioni per i diritti dei neri negli Stati Uniti d’America. I suoi bisnonni hanno conosciuto la schiavitù e la sua abolizione.

Il padre di sua nonna, per festeggiare la libertà ottenuta, decide di costruire un tavolo affinché la sua famiglia avesse, finalmente, un ripiano su cui mangiare. Ma a parte questo, la loro vita, come la vita di tutti gli altri ex schiavi ed ex schiave, non cambia così radicalmente come si pensava e sperava, neanche dopo il 1865 e l’approvazione del XIII emendamento.


Le motivazioni egualitarie e umanitarie, in realtà, non hanno mai fatto parte di un movimento di massa. La maggioranza delle popolazioni degli Stati del Nord ha voluto l’abolizione della schiavitù per non competere con la manodopera nera a costo zero dei signori del Sud; e, anche dopo la fine della Guerra di Secessione, in molti di quegli stessi Stati ai neri è vietato stabilirsi, è vietato votare, sono vietati i matrimoni misti. Dunque, il sogno di una società fondata sulla fratellanza e sorellanza universali si va a scontrare con lo zoccolo duro di un’ostilità generale e profondamente diffusa. 

 “Nel punto dove silenzio e solitudine” di Sophia De Mello Breyner Andresen

Nel punto dove silenzio e solitudine
Incontrano la notte e il freddo,
Ho aspettato come chi aspetta invano,
Così netto e preciso era il vuoto.

(da Poesia, 1944)

L’intensità dell’epigramma coglie bene la realtà: la sua brevità consente – come per l’haiku giapponese – di cogliere lo spunto della meditazione e di farlo proprio. La poetessa portoghese Sophia De Mello Breyner Andresen descrive le sue impressioni di una notte fredda e solitaria, rivelando la sua consonanza con il mare e la notte, che alimentano la nostalgia: “Ancora una volta incontro  il tuo volto / mia notte che credevo perduta, / mistero di luci e ombre / sul cammino della spiaggia“.

Sophia de Mello Breyner Andresen (Porto, 6 novembre 1919 – Lisbona, 2 luglio 2004), poetessa portoghese, seconda donna a vincere il Premio Camões nel 1999. La sua opera consta di 15 libri di poesia, pubblicati tra il 1947 e il 1999, che riconoscono alla parola un valore intrinseco e per questo sono rigorosi, armonici ed equilibrati. Scrisse anche racconti, opere teatrali e libri per ragazzi.

Mary Wollstonecraft e la “Rivendicazione dei diritti della donna”.

Mary Wallstonecraft

“Le donne si trovano dovunque a vivere in questa deplorevole condizione: per difendere la loro innocenza, eufemismo per ignoranza, le si tiene ben lontane dalla verità e si impone loro un carattere artificioso, prima ancora che le loro facoltà intellettive si siano fortificate. Fin dall’infanzia si insegna loro che la bellezza è lo scettro della donna e la mente quindi si modella sul corpo e si aggira nella sua gabbia dorata, contenta di adorarne la prigione. Gli uomini possono scegliere attività e occupazioni diverse che li tengono impegnati e concorrono inoltre a dare un carattere alla mente in formazione. Le donne invece costrette come sono di occuparsi di una cosa sola e a concentrarsi costantemente sulla parte più insignificante di se stesse, raramente riescono a guardare al di là di un successo di un’ora. Ma se il loro intelletto si emancipasse dalla schiavitù a cui le hanno ridotte l’orgoglio e la sensualità degli uomini, insieme al loro miope desiderio di potere immediato, simile a quello di dominio da parte dei tiranni, allora ci dovremmo sorprendere delle loro debolezze”.

“Istruite fin dall’infanzia che la bellezza è lo scettro della donna, il loro spirito prende la forma del loro corpo e viene chiuso in questo scrigno dorato, ed essa non fa che decorare la sua prigione “.

Mary Wollstonecraft da, “Rivendicazione dei diritti della donna”.

Mary Wollstonecraft, (Londra 1759 – Londra 1797) è stata la prima donna filosofa e scrittrice a porre con la “Rivendicazione dei diritti della donna”, un opuscolo pubblicato nel 1792, la questione dei diritti delle donne in maniera sistematica, precedendo di un secolo le lotte del femminismo in difesa e a sostegno di tali diritti.

Fu una donna libera, indipendente, madre single e poi moglie del filosofo William Godwin, precursore dell’anarchismo, vivranno in due case distinte, adiacenti.

Non ebbe però un’esistenza facile, la sua opera e lei stessa non ebbero mai molti riconoscimenti sino a quando non fu riscoperta dalle femministe del xx secolo (tra cui Virginia Woolf) che vedranno in lei una vera e propria pioniera nella rivendicazione dei diritti donne.

La sua vita sarà di breve durata poiché morirà di setticemia all’età di 37 anni dopo aver dato vita a Mary Shelley, futura autrice di Frankestein.

Vorrei che le donne avessero potere non sugli uomini, ma su loro stesse”.