Mese: febbraio 2018

E Dio mi fece donna…

È un inno alla femminilità questa poesia intrisa di sensualità e orgoglio, caratteristiche che hanno sempre contraddistinto l’autrice nicaraguense Gioconda Belli (1948).

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Giornalista, poetessa e scrittrice di fama internazionale, ha partecipato attivamente alla lotta del Fronte Sandinista contro la dittatura di Somoza affrontando rischi enormi, vivendo la perdita di tanti compagni e la tristezza dell’esilio. “Sono stata due donne e ho vissuto due vite. Una delle due donne voleva far tutto secondo i canoni classici della femminilità: sposarsi, fare figli, nutrirli, essere docile e compiacente. L’altra aspirava ai privilegi maschili: sentirsi indipendente, essere considerata per se stessa, avere una vita pubblica, la possibilità di muoversi, amanti. Ho consumato gran parte della vita alla ricerca di un equilibrio tra queste due donne, per unirne le forze, per non essere dilaniata dalle loro battaglie a morsi e graffi. Penso di avere ottenuto, alla fine che entrambe le donne coesistessero sotto la stessa pelle. Senza rinunciare a sentirmi donna, credo di essere riuscita a essere anche uomo”.

E Dio mi fece donna
di Gioconda Belli

E Dio mi fece donna,
con capelli lunghi,
occhi,
naso e bocca di donna.
Con curve
e pieghe
e dolci avvallamenti
e mi ha scavato dentro,
mi ha reso fabbrica di esseri umani.
Ha intessuto delicatamente i miei nervi
e bilanciato con cura
il numero dei miei ormoni.
Ha composto il mio sangue
e lo ha iniettato in me
perché irrigasse tutto il mio corpo;
nacquero così le idee,
i sogni,
l’istinto
Tutto quel che ha creato soavemente
a colpi di mantice
e di trapano d’amore,
le mille e una cosa che mi fanno donna
ogni giorno
per cui mi alzo orgogliosa
tutte le mattine
e benedico il mio sesso.

Il dipinto è “Danae” realizzato tra il 1907 e il 1908 dal pittore austriaco Gustav Klimt. L’opera si trova a Vienna, alla Galerie Würthle.

Grazia Deledda, Nobel dimenticato!

manfredi_Grazia deledda_2005.jpgGrazia Deledda è il simbolo della donna italiana (o meglio isolana!) di fine Ottocento. Il contesto storico – sociale in cui si formò non fu certo quello dei grandi centri di cultura e quando intraprese la carriera letteraria non erano molti in Italia, i narratori di professione, cioè gli scrittori che vedessero nella scrittura lo strumento adatto per stabilire un rapporto solido e continuativo con gran parte del pubblico.

Penultima di sei figli, Grazia Deledda nasce a Nuoro, nel cuore della Sardegna, il 27 ottobre del 1871, in una famiglia alquanto agiata. Il padre Giovanni Antonio, imprenditore dotato di buona cultura, scrive e pubblica , a proprie spese, versi in vernacolo sardo. Retto, saggio, stimato da tutti, è la figura modello di Grazia, che eredita, invece, il carattere forte, severo e schivo della madre, Francesca Cambosu, perfetta padrona di casa e buona moglie, forse non innamorata del marito (come la Deledda suppone nel suo romanzo autobiografico “Cosima”). In questo contesto Grazia vive un grande isolamento culturale, riuscendo a completare soltanto gli studi elementari, in obbedienza alle regole del tempo che vogliono i maschi dediti allo studio e le figlie femmine in attesa di un buon matrimonio.

Grazia contesta questi pregiudizi maschilisti con forza, coraggio e perseveranza, combattendo la sua eccessiva timidezza e coltivando il suo italiano per quello che avverte come un destino inequivocabile: la scrittura.Legge con passione versi, novelle e romanzi e ben presto comincia anche lei a comporre, “ costretta a scriveremo da una forza sotterranea i casi e gli affetti della sua esperienza provinciale” (dal romanzo “Cosima”). Nel 1888, a soli diciassette anni, la Deledda pubblica il suo primo scritto, intitolato “Sulla Montagna”, per il settimanale illustrato “Paradiso dei bambini” edito da Eduardo Perini a Roma. Nello stesso anno pubblica sulla rivista del Perini il racconto “Sangue sardo” e, sempre nel 1888, comincia a collaborare al periodico “L’Ultima Moda”, anch’esso dell’editore romano, con racconti più lunghi, pubblicati a puntate con lo pseudonimo Ilia di Saint-Ismael.

L’anno successivo sullo stesso periodico, appare un altro suo racconto “Cose infantili”. Si tratta di bozzetti dall’intreccio semplice, ma che già nella descrizione del paesaggio rivelano quel sentimento lirico legato alla natura che si affinerà nelle opere successive. La collaborazione a “L’Ultima Moda” si prolungherà sino al 1894 con racconti e poesie. Nel 1891 ha inizio la collaborazione a “Vita Sarda , una rivista di Cagliari, con il racconto “Vendetta d’amore”, collaborazione che, accolta con favore dal pubblico femminile, durerà sino al 1893, anno in cui la rivista cessa le pubblicazioni. (altro…)