
le tue piccole orme selvatiche
i tuoi fianchi di carne celeste
le lune dei tuoi occhi disfatte
com’è fragile la nostra amicizia
mangiamo sedute sull’erba
il sole ci scalda le gambe
non mi dire più che le donne
sono naturalmente buone e candide e affiatate
non è vero
l’aggressività noi non la buttiamo nelle guerre
o nelle battaglie di strada
o nelle scalate al potere
o negli assalti alle banche
ma siamo così feroci
nel morderci l’un l’altra il collo
mi succhi gli occhi come uova
mi frughi nel ventre con la mano ad artiglio
mi torci la lingua
mi bruci le punte delle dita con l’accendino
soavemente e teneramente
in nome della gentilezza femminile
ci torturiamo tu e io con aghi ricurvi
così buone con figli i mariti gli amanti
così perfide con noi stesse
nella tua faccia mongola
vedo i segni delle paure e delle ire
che deturpano la tua vita la mia vita
tiri su a brandelli il prosciutto
strappi un pezzo di pane coi denti
non mi dire più che la violenza non ci appartiene
donna di garza e di brina
com’è fragile il nostro amore
siamo appena nate e già ci uccidiamo
in nome della non violenza e della solidarietà di sesso.
Dacia Maraini, Mangiami pure, Einaudi, 1978
Quanta strada ancora abbiamo da percorrere!
“Donna non si nasce, si diventa”.
(Simone de Beauvoir)