
Seduta a un tavolino di legno scuro, Simone de Beauvoir mi aspetta dentro al Cafè de Flore, nel cuore del quartiere parigino di Saint Germain des Prés. È distratta da chissà quali pensieri, ma appena mi scorge sul marciapiede fuori dal locale, sfoggia un ampio sorriso da dietro la vetrata.
“Prendi un espresso anche tu? Ci porta due caffè, per favore”?
Dopo una stretta di mano molto calorosa, si risiede sulla panca di pelle rossa e comincia a seguire delicatamente con un dito la trama ruvida del legno. Entriamo subito in confidenza, come se ci conoscessimo da molti anni.
“Non sai quanti delle mie carte sono state scritti qui, io e Jean Paul eravamo clienti abituali di questo caffè. Oltre a offrirmi un porto sicuro dove scrivere è sempre stato una grande fonte di ispirazione per me: nulla ha mai stimolato di più la mia creatività che osservare le persone mentre non sanno di essere guardate”.
Anche le carte de ‘Il Secondo Sesso ”sono passate da qui?”
“Certo che sì. In questo bar, come in ogni luogo che ho attraversato, ho ritrovato il riflesso di una società profondamente misogina”.
“Ha avuto modo di scontrarsi con qualche figura che l’ha particolarmente ispirata a scrivere?”
“Guarda, ho scrutato, a volte di nascosto, a volte più esplicitamente, tantissime donne diverse e, ai miei occhi, nessuna era meno donna di altre. Diverse sì, ma non sono stata in grado d’istituire una gerarchia in quel senso. Mi sono invece resa conto, mi creda, con infinita amarezza, che nella concezione comune una donna che non fosse moglie, o ancor di più, che non fosse madre, era vista come una specie di femmina snaturata”.

“A cosa imputa questa situazione”?
“Credo sia dovuta al fatto che si è instaurata sotto la nostra pelle questo apparentemente inscalfibile determinismo biologico applicato ai ruoli sociali. Io non nego che esistano differenze tra i due sessi nella società in cui viviamo, ma le cause della condizione femminile nel mondo di oggi credo vadano ricercate nella nostra cultura; la natura c’entra ben poco”.
Ha un’eleganza nel mettere le parole una dietro l’altra che farebbe rimanere a bocca aperta chiunque: cura e spontaneità così perfettamente calibrate da non lasciare spazio ad alcuna replica.
“Oltre ad aver scritto dei romanzi indimenticabili, so che è stata in prima linea nella lotta per la parità di genere. Guardando la società attuale, quanto a suo parere è stato fatto e quanto ancora c’è da fare”?
“Sarebbe sciocco negare che si sono fatti dei passi avanti, basti pensare che fino agli anni ’70 del secolo scorso, nella stragrande maggioranza dei Paesi europei, l’interruzione volontaria di gravidanza era illegale e perseguibile penalmente. Fondando ‘Choisir: la cause des femmes’ puntavamo a sopprimere le leggi anti-aborto e anti-contraccezioni e, nel frattempo, a difendere e assistere gratuitamente tutte le donne trascinate in tribunale con l’accusa di aborto o complicità con esso. Dal punto di vista giuridico c’è ancora da fare, ma abbiamo vinto tantissime battaglie”.