La Creola Giuseppina tra tradimenti e amori.

” I miei occhi si dono indeboliti, è  come se vivessi in un perenne tramonto. Non riesco più nemmeno a ricamare”.

“Ritratto di Giuseppina, Imperatruce dei Francesi ” di François Gèrard, 1808.

Così scrisse sul suo diario, nel marzo del 1814 pochi mesi prima di morire, colei che fu soprannominata l’“Imperatrice creola”.

Poco fortunata in vita e ancor meno in amore, Marie-Josèphe-Rose Tascher de la Pagerie nacque nel villaggio di Trois Ilets (Martinica) il 23 giugno del 1763.

Era la prima delle tre figlie di Monsieur Joseph-Gaspard de La Pagerie, sempre a corto di quattrini per la sua propensione al gioco d’azzardo, nonostante fosse proprietario di una vasta tenuta agricola dove, con la forza delle braccia di circa 150 schiavi, si coltivavano canna da zucchero, caffè e cacao.

Un uragano che la devastò nel 1766 contribuì alla decadenza familiare, tanto che il padre non poté permettersi di educare le figlie, come facevano i suoi pari, nella “Metropole”, dovendo così ricorrere ad istitutrici di scarsa cultura.

Le ragazze crebbero senza disciplina, poco istruite e impregnate di quelle abitudini che, agli schizzinosi occhi dei Parigini, facevano apparire i Creoli indolenti, sensuali e capricciosi.

Appena sedicenne fu promessa in sposa ad Alexandre, figlio del Visconte di Beauharnais.
Giunta a Parigi quando era poco più che una ragazzina, sola e spaesata, Giuseppina non legò veramente mai col marito, donnaiolo impenitente e dilapidatore di fortune.

Alexandre de Beauharnais.

La coppia tuttavia ebbe due figli: Eugenio, futuro viceré d’Italia, e Ortensia, destinata a diventare regina d’Olanda, oltreché madre del futuro imperatore Napoleone III.

La loro separazione divenne una realtà nel 1785, ma i due si ritrovarono pochi anni più tardi nella prigione parigina del Carmine, in pieno periodo del Terrore rivoluzionario, quando il marito, ex-presidente dell’Assemblea Costituente, fu ghigliottinato appena pochi giorni prima della caduta di Robespierre.

Leggenda vuole che, quando il carceriere lesse il suo nome fra quanti quel giorno dovevano avviarsi al patibolo, il sempre galante Alexandre abbia sussurrato alla moglie: “Permettete, Signora, che per una volta vi passi davanti io!”.

Se non ci rimise la testa anche lei fu solo per miracolo, grazie al provvidenziale intervento del segretario del Comitato di Sicurezza pubblica che, invaghitosene, fece sparire il relativo atto d’accusa.

Finalmente libera, Giuseppina cercò di mettere a frutto i “talenti” di cui madre natura l’aveva dotata.

Passando da uno spasimante all’altro, durante una cena sul finire del 1795 le riuscì il colpo grosso, facendo breccia nel cuore di un giovane ufficiale in sfolgorante ascesa sociale: Napoleone Bonaparte. Ammaliato dal fascino della bella Joséphine, quest’ultimo ne chiese la mano, sposandola dopo pochi mesi.

Il fatto che lei fosse di otto anni più anziana di lui, unito alle origini creole, la rese invisa alla famiglia dello sposo e soprattutto alle cognate, che perfidamente la chiamavano “la vecchia” a dispetto dei soli 33 anni d’età.

Giuseppina si risposò senza alcun trasporto, per ritrovare la perduta stabilità economica, ma la fede nuziale regalatale da un gelosissimo Napoleone non la trattenne dal cercare consolazione fra le braccia di altri ufficiali, quando il neo-marito era, come spesso gli capitava, lontano.

Le voci in arrivo da Parigi alla fine convinsero Napoleone ad ordinare alla moglie di raggiungerlo in Italia, durante la sua prima campagna militare nel nostro Paese.

Qui Giuseppina iniziò la sua personale scalata gerarchica al fianco del marito, passando dal ruolo di “moglie del primo console” a quello di imperatrice, incoronata dal consorte a Notre Dame il 2 dicembre del 1804, alla presenza del rassegnato papa Pio VII.

Subito si prospettò però il problema della sua sterilità: il neo-imperatore infatti doveva assicurare un erede alla patria e sebbene Giuseppina di figli ne avesse avuti due dal primo marito, era entrata in una menopausa precoce, forse causata dallo stress patito in carcere con l’incombente terrore di essere ghigliottinata.

Così, cinque anni dopo la sua incoronazione, dovette accettare il divorzio impostole dalla ragion di stato e il conseguente nuovo matrimonio di Napoleone con l’arciduchessa Maria Luigia d’Austria la giovanissima figlia dell’imperatore d’Austria. Questa unione era conveniente anche da un punto di vista politico. E l’erede arrivò: Napoleone Francesco Giuseppe. Il ragazzo tuttavia era di salute cagionevole, anche se molto bello, e morì poco più che ventenne.

Castello di Malmaison.

A Giuseppina non le restò che ritirarsi nel suo splendido castello alla Malmaison, nel cui parco si dedicherà a piante e animali rari (nel suo roseto venne isolata la prima Rosa Tea) per trascorrervi gli ultimi cinque anni di vita – come sempre – senza badare a spese, contando sulla generosità dell’ex marito, finché una polmonite la condusse alla tomba il 29 maggio del 1814. Napoleone era già in esilio e la sua disperazione fu grande non avendole potuto dire addio.

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