La vita della nobildonna Giulia Farnese, piena di intrighi e colpi di scena.

“Madonna”, forse Giulia Farnese, frammento del distrutto “Investitura divina di Alessandro VI, di Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, 1492-1493, Collezione privata.

«Madonna Iulia è ingrassata e fatta una cosa bellissima e in mia presenza si scapigliò e fece disconciare i capelli e il capo, li quali li davano giù a’piè, che non vidi mai più belli, e [aveva] un cuffione di rensa e di poi di sopra una certa rete con certi profili d’oro che ‘n vero pareva uno sole».

Così il Cardinale Pucci scriveva di lei nel 1493, in anni in cui i canoni della bellezza estetica muliebre tendevano ad esaltare la generosità delle “forme” delle signore, allora indicative non solo di benessere sociale, ma anche di buona salute.

Madonna Giulia bella lo era per davvero, di una bellezza straordinaria che incantava chiunque la vedesse, senza ammettere repliche. Di lei non si poteva non parlare, per lodarla o invidiarla, sempre però con ammirazione.

I suoi occhi di un nero corvino, uniti ad una capigliatura folta e nerissima anch’essa, contrastavano con una carnagione bianca dai toni perlacei che lei sapeva astutamente mettere ancor più in risalto, dormendo in lenzuola di seta nera.

Giulia Farnese, nata nel 1474 a Capodimonte nella rocca di famiglia, era figlia del nobile Pierluigi e di Giovannella Caetani, discendente di papa Bonifacio VIII.

Sin dagli anni dell’adolescenza giocò il ruolo di “star” della splendida Roma rinascimentale, incarnando l’oggetto del desiderio di schiere di uomini e contribuendo in maniera determinante alla folgorante ascesa sociale della propria Casata.

Rimasta orfana di padre “Giulia la bella” fu subito “spesa” dalla madre e dai fratelli maggiori Angelo ed Alessandro (futuro Cardinale e poi Papa col nome di Paolo III) sul mercato delle alleanze matrimoniali, venendo concessa in sposa nel 1490 all’età di quindici anni al giovane Orsino Orsini, Signore di Bassanello detto “monoculus” perché orbo di un occhio, personaggio scialbo e insignificante.

Era figlio della spagnola Adriana De Milà, cugina dell’allora Cardinale Rodrigo Borgia, che ben conosceva la sensualità dell’illustre parente il quale, a dispetto dell’altissima dignità ecclesiastica da lui ricoperta, in campo amoroso era un “matador”, già padre di sei o sette figli avuti da donne diverse.

Sapendo che il potente cugino aveva posto gli occhi su quella perla rara, la De Milà strinse un patto con la futura consuocera per infilare la figlia nel letto del Cardinale.

Le due comari infatti, messi da parte gli scrupoli, pensarono entrambe ai vantaggi concreti che le nozze di copertura fra i figli avrebbero portato alle rispettive famiglie in termini di promozione sociale e ricchezza.

La convivenza dei due novelli sposi si trasformò subito in un “ménage à trois” dove al Borgia veniva sempre concessa una corsia preferenziale nell’accesso al talamo della bella Giulia.

Cristofano dell’Altissimo, Ritratto di papa Alessandro VI , seconda metà del XVI sec. Firenze,
Galleria degli Uffizi

Se la scandalosa relazione, almeno all’inizio, fu vissuta discretamente, con l’elezione al soglio pontificio del Borgia, che nel 1492 divenne Papa Alessandro VI, la stessa si palesò senza più ritegni col trasferimento della Farnese a Roma, a distanza di sicurezza dal marito, e il suo insediamento nel palazzo del Card. Zeno, attiguo al Vaticano e ideale per favorire gli incontri della coppia.

Fu l’inizio di un rapporto che, fra alti e bassi, sarebbe durato una decina d’anni, fino cioè alla morte del Borgia, e avrebbe visto Giulia, ironicamente soprannominata “Sponsa Christi”, imporsi non solo come la più bella, ma anche la più potente fra le dame della Roma di fine Quattrocento.

Postulanti, diplomatici ed alti prelati infatti, se volevano ottenere qualche favore dal Papa, da lei dovevano passare, previo versamento di una generosa somma per il disturbo, perché lei era riuscita a conquistare il cuore e soggiogare la mente di quell’uomo anziano, reso tanto folle dalla passione, da diventare patetico.

Quando Giulia, perché non riusciva ad ottenere ciò che voleva, s’allontanava, lui la tempestava alternando lettere imploranti a messaggi minacciosi nei quali, qualificandola di “ingrata et perfida”, le ingiungeva “sub poena excomunicationis et maledictionis aeternae” di tornare da lui e non azzardarsi a raggiungere l’Orsini che, dopo tutto, era il suo legittimo marito.

Da questo tira e molla la Farnese ricavò il massimo per se stessa e per la propria Casata, riuscendo anche a procurare al fratello Alessandro l’agognata berretta cardinalizia, che gli avrebbe spianato la strada al soglio pontificio con l’elezione a Papa nel 1534.

Giulia tuttavia fu anche brava e intelligente, tanto che la sua stella non smise di rifulgere nemmeno dopo la morte nel 1503 (tre anni dopo quella del marito) del suo munifico protettore, perché quella “doppia vedova” seppe subito ingraziarsi il nuovo Papa Giulio II, combinando il matrimonio dell’unica figlia Laura Orsini con Nicola Della Rovere, nipote del Pontefice.

Risposatasi col gentiluomo napoletano Giovanni Capece, personaggio ricchissimo “ma non di roba” (come perfidamente scrisse di lui l’inviato a Roma di Isabella d’Este) trascorse serenamente gli ultimi anni della sua esistenza fra Roma e il castello di Carbognano, anch’esso donatogli dal vecchio amante, dove si spense il 23 marzo del 1524.

Tiziano Vecellio, Ritratto di Paolo III, 1543, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte

Peccato che di una donna tanto bella non ci siano rimasti ritratti certi, forse perché il fratello Alessandro, una volta diventato Papa Paolo III, per l’imbarazzo delle “gesta” della sorella ne decretò la “damnatio memoriae” ordinando la distruzione di tutto quanto la ricordasse.

Il Vasari individuò in quello di Giulia Farnese il volto della splendida “Madonna” dipinta dal Pinturicchio negli appartamenti Borgia in Vaticano nell’insieme del dipinto intitolato “Investitura divina di Alessandro VI”, opera andata parzialmente distrutta nel Seicento perché ritenuta scandalosa proprio per la presenza della nostra Giulia.

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