Julia Morgan, la prima donna architetto in California.

Julia Morgan 1872- 1957

Quando parlava, parlava piano.
Ma quando chiedeva era autorevole come un sergente dei Marines.
Parlo di Julia Morgan, architetta.
La sua carriera è durata 42 anni.
Ha progettato circa 790 strutture.
Lo testimonia un bel libro a lei dedicato di Vittoria Kastner

Nasce a San Francisco nel 1872, da una importante famiglia. È una bambina che cresce guardando la madre, esempio vivente di intraprendenza e capacità di desiderare. In una casa che unisce bellezza architettonica a tecnologie visionarie.
È una giovane donna che vorrebbe studiare architettura ma a Berkeley ancora non esiste. Julia sceglie allora ingegneria civile. Una delle prime. E si batte da subito per le donne creando squadre sportive e la confraternita Kappa Alpha Theta.

Qui incontra Phoebe Apperson Hearst, che influenzerà fortemente la sua carriera.
Si laurea con lode nel 1894 e decide di frequentare l’École des Beaux-Arts a Parigi, la scuola di formazione architettonica più prestigiosa del mondo. Ma c’è un ma…le donne non sono ammesse. Solo corsi serali.
La misoginia in certi ambienti impera.

Nel 1897 viene concessa l’ammissione ai corsi di laurea. Ma solo formalmente. Gli esami sono costruiti per dimostrare che le femmine non possono.
Julia, dopo tre bocciature, ce la fa.
Nel 1904 Julia rientra negli USA e apre il suo studio. Dove, cosa assolutamente rivoluzionaria per l’epoca, condivide i profitti con i suoi operai.

Da lì in avanti la sua fioritura: Morgan progetta un mare di edifici prevalentemente per le donne. Club di ogni natura ma anche scuole e orfanotrofi, ospedali e case di cura.
In alcuni casi ci mette i suoi soldi o si abbassa il cachet.

Ma anche edifici sontuosi come la sede del Los Angeles Examiner, di William Hearst (figura a cui si ispirerà Quarto Potere di Orson Welles). E il suo faraonico castello a San Simeon.

Julie non si sposa né costruisce famiglia tradizionale. Ma la sua vita sarà assai ricca di relazioni e desideri. Si rifiutò spesso di rilasciare interviste sui propri edifici. L’obiettivo? Evitare di spiccare come “caso” di donna potente in un settore ancora maschile, lasciando che il suo lavoro  parlasse per lei.

Nell’ultima parte della vita viaggió parecchio, senza mai abbandonare il lavoro: grandi crociere intorno al mondo e in Europa (soprattutto in Italia e Spagna) , riempiendo di fitti ricordi i suoi diari.

Muore nel nel 1957, a 85 anni, e gli amici istituiscono una borsa di studio a suo nome ancora attiva nell’Università della California.

Cosí la salutò l’American Institute of Architects :” La lunga e utile vita di Julia Morgan è la prova che anche in questi tempi frenetici un un’architetto con capacità reali e obiettivi precisi può, senza ricorrere a trucchi pubblicitari o a esibizioni di egoismo, contribuire al progresso della professione”.

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