Giorno: 8 giugno 2024

Libro in vetrina…perché piace guardare le donne cadere!

Alzi la mano chi non conosce per filo e per segno le tristi vicende che hanno condotto Britney Spears alla tutela legale da cui solo qualche anno addietro si è liberata. E chi non si è rammaricato per la morte di Amy Winehouse  o di Whitney Houston, che da morte sono tornate a essere un mito mentre nell’ultima parte della loro vita erano diventate donne perdute?

Tutte loro sono trainwreckdonne spezzate, che hanno deragliato. Parla di loro e del perché ci piace osservarne la rovinosa caduta il libro “Spezzate” di Jude Ellison Sady Doyle uscito per le edizioni Tlon con la traduzione di Laura Fantoni e Andrea Salomone.

L’immagine del treno che deraglia è potente, ed è spaventosa: il tragitto di una donna deve seguire un percorso circoscritto, predeterminato, sempre identico. Se dai binari devia, inevitabilmente, deraglia. E non c’è ritorno, perdono o pietà.

Ancora più sconcertante è l’idea che la sofferenza di una persona diventi fonte di intrattenimento. Eppure ogni giorno stiamo a guardare. I sottili meccanismi che agiscono da secoli (sì, secoli, ben prima dell’avvento dei social media) hanno radicato nelle nostre menti l’idea che una donna che deraglia meriti le conseguenze del disastro.

Guardarla, giudicarla, biasimarla sono sfaccettature dello stesso atteggiamento: una donna che esce dai ranghi non rispetta le regole. Fa troppo sesso, beve troppo alcol, usa troppa droga, ha troppa rabbia, troppo dolore, troppa esuberanza? Allora la sua vita merita di essere frugata e messa sotto gli occhi di tutti: la sfortunata ex-brava ragazza che se l’è cercata.

La trainwreck come nuova icona femminista.

Tutto questo serve al patriarcato per dimostrare quale terribile sorte attenda chi non si conforma a modelli di comportamenti giudicati idonei. Ma Doyle offre una prospettiva nuova a chi voglia tentare di ribaltare lo sguardo. La trainwreck diventa un’icona femminista potentissima esattamente nel momento in cui deraglia e mostra con chiarezza quali sono i limiti che la società impone alle donne. Insomma, quanto ci è consentito fare rumore (spoiler: pochissimo, prossimo al niente). Le punizioni sono tremende: implacabile giudizio, oblio o morte, non ci sono alternative.

La donna che deraglia perde tutto – credibilità, status, rispetto – ma lo fa combattendo le norme che le vietano di agire secondo il suo sentire. Non le interessa il ruolo di brava ragazza. La brava ragazza può essere solo invisibile, occupare meno spazio possibile, non farsi notare. Oppure deve essere morta, la morte riabilita l’onore. Finché sono vive, ribollenti, sanguinanti, devianti, le trainwreck meritano di essere additate come cattivi esempi. Il motivo per cui sono sottoposte ai raggi X del biasimo sociale (e social) è proprio quello di indicare come non si deve essere. Doyle racconta che da ragazzina, scegliendo il suo costume per Halloween, aveva optato per Courtney Love. Un mostro. Una trainwreck.

Non ci vuole niente a spezzare una donna. Nel tempo sono cambiati i metodi e la rapidità, ma non l’efficacia del sistema. Se ai tempi di Mary Wollstonecraft c’era solo la stampa, oggi ci sono i social sempre pronti a registrare e riprodurre in loop ogni comportamento censurabile, a spettacolarizzare il dolore e renderlo esemplare. Ecco che fine farai se… E nessuno è al sicuro in un mondo in cui la tecnologia si trasforma facilmente in sorveglianza costante della vita di tutti e tutti mostrano continuamente la propria vita online.

Donne che deragliano: trainwrech di ieri e di oggi.

Nel libro si scoprono le traiettorie di molti personaggi accomunati da un unico destino, di ieri e di oggi… Paris Hilton e Tara Reid, Lindsay Lohan e Taylor Swift. Britney Spears, naturalmente. E ancora Miley Cyrus, Monica Lewinsky, Amy Winehouse, Lady D, Whitney Houston. E ci sono anche le trainwreck del passato. Oltre a Mary Wollstonecraft e Charlotte Brontë, anche la scrittrice afroamericana ed ex-schiava Harriet Jacobs che raccontò l’abuso del padrone in un libro bollato come fiction, indegno di credibilità e condannato all’oblio. C’è anche la parabola di Sylvia Plath, e quella di Valerie Solanas. Tutte hanno pagato un prezzo altissimo, imposto da una società che pretende che le donne siano, e rimangano, controllabili.

Una miriade di regole norma ogni sfera dell’esistere di una donna e quando una scelta qualunque devia dalla norma è a quella che si riduce l’intera vita della trainwreck. Per una donna saltare gli steccati, ieri come oggi, è visto come un tentativo di sovvertire tutte le regole su cui si fonda la società, non come il desiderio personale di vivere la vita che si vuole. Su chi è famosa l’errore viene fatto pesare in maniera amplificata, ma siamo tutte soggette allo stesso meccanismo. Quello che si scatena immediatamente va dalla curiosità all’indignazione, più raramente c’è pena.

Non c’è scampo per la trainwreck né per noi che stiamo a guardare. Distogliere lo sguardo è difficile perché insieme al sistema di norme da non violare il meccanismo patriarcale ha messo a punto anche un formidabile strumento di deterrenza: farci guardare le donne sporgersi sull’abisso e precipitarvi ha il potere dell’esempio da non imitare, pena ritrovarsi nella stessa situazione.

Il libro lo consiglio per chi come me conosceva poco di queste vicende o comunque ha seguito distrattamente gli sviluppi su Clinton, sulle attrici, sulle poetesse prima osannate e poi dimenticate. Chi invece conosce già questi episodi potrebbe non trovare nulla di nuovo nel libro in termini di nozioni, ma la parte importante del saggio è tutta riflessiva. Spezzate fa scattare una molla, che è quella del ragionamento ed è quella che ci renderà davvero libere.
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L’ autrice Jude Elison Sady Doyle.