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Evita, una vita di amore e passione.

Come accade a tutti coloro che muoiono giovani, la sua morte a soli 33 anni contribuì a crearne il mito, alimentato sia da quello che fece, sia da quello che avrebbe potuto fare.

Figlia illegittima, non dimenticò mai le sue umili origini; a sedici anni giunse a Buenos Aires, determinata a trovare il suo posto nel mondo: prima come mediocre attrice, poi come moglie del futuro presidente. E, in quest’ultimo ruolo, diede la sua performance migliore. Attivista politica appassionata, si batté per i lavoratori, i poveri, le donne – fu grazie a lei che nel 1947 le donne ottennero il diritto di voto – creò una Fondazione a suo nome che si occupò della costruzione di ospedali, di orfanotrofi, di scuole; insieme al marito, in pochi anni, rese l’Argentina uno dei Paesi più democratici del Sudamerica. Ma, soprattutto, riuscì a entrare nel cuore del suo popolo, perché ne parlava lo stesso linguaggio, perché era una di loro.

Eva conobbe Juan Domingo Perón il 22 gennaio del 1944 ad un festival di beneficenza organizzato per raccogliere fondi per i terremotati di San Juan. Nelle sue memorie – La ragione della mia vita – confessa di essersi innamorata di Perón ancora prima di vederlo, per le cose che faceva. Negli ultimi mesi aveva seguito tutti i suoi passi sui giornali, non lo aveva mai visto di persona, tuttavia sentiva che qualcosa li predestinava a “trovarsi”.

Ma quel loro primo incontro fu per lei “un’epifania”, paragonò la sua esperienza personale alla conversione di San Paolo sulla via di Damasco. Perché parlò di “epifania?”. In che modo il “divino” le si era manifestato?. Possiamo provare a rintracciarne la motivazione attraverso una piccola digressione storica.

L’Argentina era in ginocchio da tempo, affossata dalla corruzione politica e dal malessere economico e sociale. Perón, circa sei mesi prima dell’incontro con Eva, avrebbe contribuito al golpe militare che destituì il potere di Castillo e acquistò velocemente credito, soprattutto tra i lavoratori. La speranza in un futuro migliore aveva acceso focolai spontanei di gruppi in stato nascente, che confluivano sempre più numerosi a manifestare per le vie di Buenos Aires.

Anche Evita, da sempre vicina ai poveri, agli oppressi, sentiva prepotente dentro di sé la trasformazione sociale in atto. Doveva solo identificare il grande progetto in cui convogliare e concretizzare la sua sconfinata energia. E lo trovò la sera in cui incontrò Perón. Eva avvertì con tutto il suo essere un’affinità profonda, sentì che lui era il suo “destino”. Lui era la sua svolta e Perón sarebbe stato l’uomo della sua vita, ma anche il capo carismatico che avrebbe saputo guidare l’Argentina verso un futuro più equo e democratico.