Renata, detta “di Francia” perché principessa di sangue in quanto figlia secondogenita di Re Luigi XII e di Anna di Bretagna, nacque a Blois il 25 ottobre 1510. Rimase orfana di madre a 4 anni e di padre a 5, venendo educata alla corte di Francesco I, che era suo cognato, cioè marito di sua sorella Claudia. Ebbe come precettore il letterato protestante Jacques Lefèvre d’Etaples, che godeva del favore del re. Fu istruita allo studio della filosofia, della storia, delle matematiche, dell’astrologia, della lingua greca e latina.
Illustri pretendenti chiesero la sua mano (Carlo, erede al trono d’Asburgo, Enrico VIII d’Inghilterra, il figlio dell’Elettore del Brandeburgo), ma la giovane sposò a Parigi il 28 giugno 1528 il duca Ercole II d’Este.
Renata si distinse per la sua benevolenza nei confronti degli ospiti francesi: in quegli anni molti protestanti fuggiti dalla Francia si rifugiarono a Ferrara sotto mentite spoglie, come Clément Marot, poeta, giunto nel 1535 (nel 1528 aveva dedicato a Renata il “Chant nuptial du mariage de Madame Renée”), che divenne segretario della duchessa. Si presentò a corte anche Calvino, fuggito da Ginevra, che fu poi, anche attraverso una fitta corrispondenza, la guida spirituale di Renata, che nel frattempo con il marito metteva al mondo 5 figli.
In particolare la villa di Consandolo, presso Argenta, dove la duchessa risiedeva nei mesi estivi, divenne un centro di diffusione di libri protestanti, “proibiti”, oltre che di accoglienza dei profughi e dei minacciati di persecuzione.
Finché Renata interloquì con gli intellettuali e gli artisti, Ercole II condivise i suoi gusti, essendo anche lui cultore dell’antichità e delle lettere. Ma quando si capì che la duchessa era intenzionata a educare le due figlie, Anna e Lucrezia, nella fede riformata, e per questo Giulio Della Rovere, già pastore di Poschiavo, era arrivato clandestinamente alla corte ferrarese tenendovi 15 prediche ed esortando alla celebrazione protestante della Santa Cena, Ercole II scrisse al re Enrico II di Francia dicendo che sua moglie era “sedotta da qualche furfante luterano”.
Da Roma si comprese la necessità di intervenire alla corte estense, per estinguere ogni focolaio calvinista isolando la duchessa. Nel 1551 Ignazio di Loyola mandò a Ferrara il rettore del Collegio romano, il gesuita Jean Pellettier, ma invano; nel marzo 1554 Renata – che da tempo non assisteva alle messe di corte – si oppose alla presenza delle figlie nelle cerimonie di celebrazione della Pasqua. Venne allora a Ferrara lo stesso inquisitore generale, il domenicano Matthieu Ory.
Mentre le due figlie venivano rinchiuse in convento, Renata era prelevata da Consandolo e isolata nel Castello estense; per timore di perdere il legame con le figlie, si rassegnò e fece formale abiura della propria fede, promettendo di assistere alle funzioni cattoliche.
Nel 1560, dopo la morte del marito, Renata tornò in Francia, e viaggiò fino alla Linguadoca e al Delfinato per prodigarsi in favore dei bisognosi e dei perseguitati. Nel suo castello di Montargis trovarono rifugio cattolici e protestanti, non sempre in accordo, il che costrinse Renata ad emettere delle ordinanze per governarne i conflitti.
Edificò anche una chiesa in cui si celebrava la “cena del Signore” secondo il rito riformato. Continuò a proteggere i protestanti che chiedevano di essere ospitati nel suo castello, fino ad accoglierne, si dice, a centinaia contemporaneamente. Nel 1569 le fu imposto di mandare via 460 persone dal suo castello. Seguì un periodo di relativa tranquillità, fino alla sua morte, avvenuta il 12 giugno 1575. Fu sepolta nel castello ma, per evitare eventuali profanazioni di fanatici, l’esatto sito rimase segreto e a tutt’oggi non è stato ritrovato.