“Prima e dopo” di Alba de Céspedes: una nuova edizione dopo sessant’anni.

Una donna forte, indipendente, che lavora, ha un amante, non vuole figli. Ma il suo equilibrio si incrina quando la abbandona la sua domestica. Ripubblicato da Cliquot, è uscito lo scorso 14 dicembre una nuova edizione di “Prima e dopo” introdotto da Nadia Terranova.

Mi rende felice che, negli ultimi anni, de Céspedes sia molto studiata, che i suoi libri siano di nuovo pubblicati e tradotti. Ho letto che negli Stati Uniti, anche grazie alle buone parole di Elena Ferrante, le sue opere stanno ricevendo un incredibile successo di critica e pubblico.

La casa editrice indipendente Cliquot ha scelto di pubblicare, l’anno scorso, con mia grande gioia,  Prima e dopo, da tempo fuori catalogo, e lo pubblica con la prefazione di Nadia Terranova.

L’illustrazione di copertina, di Alessandra Dalessandro, è luminosa. Soprattutto al confronto con l’edizione del 1977, un “paesaggio romano” di Mario Mafai. Franchini disegna una foglia nel cielo, su fondo bianco, sotto di lei un gruppo di alberi. È sola, quella foglia, staccata da tutti, sospesa. Racconta molto della situazione di Irene, la protagonista del libro.


Come nota Terranova nella prefazione, infatti, “di solito, Alba de Céspedes presenta donne sul margine della società e della famiglia, in lotta con i ruoli che la società patriarcale ha previsto per loro, donne che non vogliono essere solo figlie, mogli e madri. Di solito, racconta l’incedere e l’esplodere del loro percorso di emancipazione, succede con Alessandra in Dalla parte di lei, con Valeria in Quaderno proibito“. 

Qui invece troviamo Irene che non deve liberarsi da niente, si è già liberata da tutto: dal matrimonio come unico destino, dalle aspettative della madre. Non ha scelto la maternità, non ha scelto le convenzioni. Vive da sola, è un’intellettuale, scrive per mestiere, ha interrotto un fidanzamento prima del matrimonio e ha un amante. La famiglia di Irene sono le amiche, e anche rispetto alle sorelle biologiche procede per differenziazione: una è suora, devota all’amore per un dio tradizionale, l’altra vive come vivono tutte le donne borghesi della società dell’epoca, ha un marito, è superficiale e frettolosa.

Gli altri, le altre, sono, per stessa definizione di Irene, più voci che presenze nella sua vita: la sua condizione reale è la solitudine, quella che paghiamo quando scegliamo di stare al mondo nel modo che più ci somiglia e meno somiglia alle aspettative altrui. La paghiamo tutti, ma alle donne è sempre toccato il prezzo più alto, e Alba de Céspedes l’ha sempre raccontato, altrove come traguardo, qui come punto di partenza.

Scopro però, fin dalle prime pagine, che dietro la corazza sana e forte, una donna libera può ammalarsi per un abbandono – non quello di un compagno e neppure di un’amica, ma per l’abbandono di una domestica. Con Irene entriamo nella sottile relazione tra una donna colta e sola e un’altra, di diversa estrazione sociale. Ma anziché marcare il divario tra le due e insistere sul cliché, de Céspedes capovolge gli equilibri, è la domestica ad avere potere, emotivo e psicologico, sull’intellettuale, anche se è più giovane, anche se è ignorante.

Irene ha bisogno di Erminia e vacilla quando lei dà le dimissioni. (…) Irene dopo il crollo si guarda intorno e rinomina tutto il suo mondo, smette di essere giudice degli altri e, cominciando a guardare sé stessa attraverso gli occhi di Erminia, scavando dentro le proprie fragilità, arrivando, nelle ultime righe, a una forma di inclemenza priva di compiacimento che raggiunge un piccolo vertice di scrittura. Servendosi di questo parallelismo tra le due donne, destinate a contaminarsi a vicenda con le proprie solide convinzioni, Alba de Céspedes ci consegna un nuovo sguardo sul femminile, molto contemporaneo e al contempo “audace”.

Il finale rimetterà in discussione ogni certezza, dandoci l’esatta misura del talento di questa scrittrice del Novecento e della straordinaria perspicacia della sua scrittura che, già negli anni Cinquanta del secondo dopoguerra, riusciva a mettere in discussione regole e dogmi incontestabili, mostrandoci l’anima femminile come un fuoco ardente che bruciava senza consumarsi.

 
Le donne dei libri di de Céspedes non sono mai immobili, camminano sole per le strade delle città, scrivono, leggono, parlano, soprattutto “pensano” e riescono così a restituirci le immagini a colori di un mondo non poi così lontano che noi ancora, ostinatamente, crediamo in bianco e nero come le scene dei film d’epoca. 


Le pagine della scrittrice illuminano il Novecento e con esso la coscienza femminile, giungendo alle lettrici contemporanee con l’impeto sovversivo di una consapevolezza nuova, forse oggi più comprensibile e nitida di ieri. C’è un “Prima e un dopo” non solo nella storia di Irene, ma anche nella vita di ogni donna.

*Alba de Céspedes, “Prima e dopo”, prefazione di Nadia Terranova, Cliquot, 2023.

2 pensieri su ““Prima e dopo” di Alba de Céspedes: una nuova edizione dopo sessant’anni.

Lascia un commento