Ordinerò un caffè…

HENRI CARTIER-BRESSON, “GENTE AL CAFFÈ, 1950”

Fernanda Romagnoli

Non leggerò i giornali

II giorno entra con rosa di pozzanghere
e Pasqua fra le nuvole.
Operai ripitturano la casa
che adesso ride a metà, dov’è più chiara;
d’in cima al muro si gettano la voce.
Profumi arrivano e partono. Lo giuro:
oggi non spierò nella vetrina
le mie occhiaie appassite.
Non leggerò i giornali del mattino.
Non mi metterò in croce!

Entrerò nel bar che si sbrina 
in vapore vermiglio sugli specchi, 
scavalcando i due cani stesi al sole 
– madre e figlio. – Avrò l’aria felice. 
Ordinerò un caffè, sceglierò 
cartoline per amici lontani.

(da Il tredicesimo invitato, Garzanti, 1980)

Voglia di tranquillità e di felicità, quella delle piccole cose: del sole ritornato, di un caffè bevuto al bar, di una breve vacanza per la Pasqua nella casa di campagna: quella che assapora la poetessa romana Fernanda Romagnoli.

E sì: la felicità, come l’amore, deve essere necessariamente un po’ egoista, perché basta poco a guastarla: la lettura dei giornali con le loro cattive notizie, ad esempio (o, venendo ai giorni nostri, i troll che non sanno gestire una conversazione sensata sui social).

Fernanda Romagnoli (Roma, 5 novembre 1916 – 9 giugno 1986), poeta italiana. Visse un’esistenza chiusa e riservata, al seguito del marito militare a Firenze, Pinerolo e Caserta. Esordì nel 1943 con Capriccio, cui fece seguire Berretto rosso (1965), Confiteor (1973) e Il tredicesimo invitato (1980)

La felicità non si compra, si vive.

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