
Le donne dagli occhi grandi guardano il mondo con meraviglia ed entusiasmo, con rabbia, tormento e determinazione, con voglia di vivere e di combattere.
Le donne dagli occhi grandi, sono tante, tutte affascinanti, ciascuna con la propria unica e particolare bellezza concentrata in un particolare del viso, in una ciocca di capelli, nel modo di incedere, di parlare o di sorridere.
Le donne con gli occhi grandi amano con passione, fanno dell’oggetto del loro desiderio il centro della propria vita, pronte a sacrificarsi, a mentire, a negare se stesse, a fare le valige e partire.
Donne per le quali “l’amicizia tra uomini e donne è un bene imperdonabile “, donne che hanno “un tale subbuglio nel cuore” che per ventilarlo lasciano le porte aperte “così che chiunque poteva entrare e chiedere affetto e favori senza neppure bussare”, donne che danno baci “di quelli che le donne innamorate regalano perché non sanno più dove metterli”.
Con questo Donne dagli occhi grandi Ángeles Mastretta (1949) ci parla di donne e ci parla d’amore e passione, ma anche di amicizia, paura e morte. E lo fa attraverso tanti piccoli racconti, ognuno con protagonista una donna diversa, che si ritrova ad affrontare quello che la vita le mette davanti. Dalla passione sfrenata alle delusioni d’amore. Dai matrimoni felici a quelli di convenienza. Dalla voglia di ribellarsi all’obbligo di obbedire a convenzioni e imposizioni familiari. Dalla paura di vivere a quella di morire.
Attraverso queste donne, queste zie, Ángeles Mastretta offre uno spaccato della società messicana e di un’epoca, da un punto di vista prettamente femminile, senza però mai scadere nello sdolcinato o nel melenso. Sono donne forti, intelligenti (e che come succede e alla zia Daniela, si innamorano come “s’innamorano sempre le donne intelligenti: come un’idiota“), che combattono ogni giorno per essere se stesse.
Le donne sono sempre in primo piano, con tutte le loro complessità che ne fanno dei personaggi unici e interessanti… lo stile è fluido, spontaneo, perché in realtà questo libro nasce come un lungo racconto che lei stessa fa alla figlia minore, che si trova in ospedale. Seduta al capezzale della bambina, comincia a raccontarle le storie delle donne della sua famiglia, che erano state importanti per lei.
Questa narrazione che dovrebbe essere un balsamo per la bambina, diventa medicina per l’intera umanità!
Eccovi un breve stralcio…
“La zia Daniela s’innamorò come s’innamorano sempre le donne intelligenti: come un’idiota. Lo aveva visto arrivare un mattino, le spalle erette e il passo sereno e aveva pensato: “Quest’uomo si crede Dio”. Ma dopo averlo sentito raccontare storie di mondi lontani e di passioni sconosciute, s’innamorò di lui e delle sue braccia come se non parlasse latino sin da bambina, non avesse studiato logica e non avesse sorpreso mezza città imitando i giochi poetici di Gòngora. Era tanto colta che nessun uomo voleva mettersi con lei, per quanto avesse occhi di miele e labbra di rugiada, per quanto il suo corpo solleticasse l’immaginazione risvegliando il desiderio di vederlo nudo, per quanto fosse bella come la Madonna del Rosario. Gli uomini avevano paura di amarla, perchè c’era qualcosa nella sua intelligenza che suggeriva sempre un disprezzo per il sesso opposto e le sue incertezze. Ma quell’uomo che nulla sapeva di lei e dei suoi libri le si accostò come a chiunque altra. Allora la zia Daniela lo dotò di un’intelligenza abbagliante, una virtù angelica e un talento d’artista. Lo amò convinta che Dio possa aggirarsi tra i mortali, dedicando tutta se stessa ai desideri e alle stramberie di un uomo che non aveva mai avuto intenzione di rimanere e non aveva mai capito neppure uno di tutti i poemi che Daniela aveva voluto leggergli per spiegargli il suo amore”.

Sono belle, tutte queste donne dagli occhi grandi, come lo sono un po’ tutte le donne che lottano, amano e vivono davvero.