Giorno: 7 febbraio 2023

Rosa la Rossa.

“Per un mondo dove saremo socialmente uguali, umanamente differenti e totalmente liberi”.

Rosa Luxemburg

Rosa Luxemburg (5 marzo 1871, Polonia -15 gennaio 1919, Berlino.

“L’emancipazione politica delle donne dovrebbe far scoppiare una forte ondata di vento fresco sia nella vita politica sia in quella spirituale (della socialdemocrazia) che eliminerà il puzzo della ipocrita vita famigliare che, in modo inequivocabile, pregna tutti i membri del nostro partito siano essi lavoratori o dirigenti”.
(Rosa Luxemburg)

Ebrea polacca, comunista dalla dottrina eretica, economista, antimilitarista radicale, rivoluzionaria dal pensiero antidogmatico. Pur essendo molto amica di Clara Zetkin (fervente femminista), non assunse mai un ruolo rilevante nel movimento delle donne forse perchè non voleva essere “confinata” ad occuparsi solo della “questione femminile” lasciando agli uomini il ruolo di teorici del marxismo.

Si oppose alla guerra non per una “strategia politica”, ma per la consapevolezza che il conflitto sarebbe stato un massacro che avrebbe portato alla morte proletari e proletarie di vari paesi, convinta che qualsiasi esito ci fosse stato, l’unica certezza sarebbe stata la sconfitta per il movimento operaio e il rafforzamento del capitalismo. Per i suoi discorsi contro la guerra fu accusata di incitare le masse alla disobbedienza civile e le furono inflitti anni di carcere.

Durante questo periodo scrisse diversi articoli uno di questi contenenti la nota espressione socialismo o barbarie. Il “socialismo” per lei rappresentava uno mezzo di ricerca, che si sviluppa in un “rivoluzionamento”, in un percorso in divenire sia culturale che esistenziale e rivoluzionario perchè portatore di modificazione e trasformazione dell’ordine esistente contro ogni tipo di sfruttamento e oppressione delle masse operaie.

Fu uccisa da un’organizzazione paramilitare ultranazionalista, prussiani militaristi (se ne servì anche Hitler) per voler dei socialdemocratici durante i moti insurrezionali.

Avrebbe potuto sottrarsi alla morte fuggendo, ma non volle dividere il suo destino da quello del popolo a cui si sentiva legata.
Dopo la sua morte fu messa in una nicchia, un’icona, ricordata solo come rappresentante di una politica fallimentare, ricordata più per i suoi scritti privati che come rivoluzionaria e fine economista

“Come lei sa, spero di morire sulle barricate: in una battaglia di strada o in carcere”, scrisse in una nota lettera “Ma nella parte più intima, appartengo più alle mie cinciallegre che ai compagni”.