
La chiamavano “la Signora”, ma per gli amici era solo Marussia. Maria Bakunin visse una densa e lunga esistenza contribuendo ai progressi della chimica moderna e dell’emancipazione
femminile.
Era nata in Siberia il 2 febbraio 1873, terzogenita di Michail Bakunin, filosofo e agitatore del socialismo. Dall’età di tre anni visse a Napoli, dove la madre si era trasferita dopo la morte del marito che aveva sempre pensato fosse la città dove meglio si sarebbero potuti realizzare i suoi ideali rivoluzionari.
In età giovanile, Maria lavorò come “preparatore” nei laboratori dell’Università di Napoli ottenendo nel 1895 la laurea in chimica con una tesi sulla stereochimica, disciplina che studia le proprietà dei composti in relazione alla disposizione nello spazio degli atomi che costituiscono le molecole.
Presso la medesima università vinse la cattedra di chimica. Dal 1909 insegnò chimica applicata e chimica tecnologica organica presso la Scuola politecnica e dal 1940 chimica organica presso la Facoltà di scienze.
Ribattezzata “la Signora” da colleghi e studenti, diventò un punto di riferimento per il mondo scientifico, accademico e intellettuale partenopeo. Contribuì in modo significativo al progresso scientifico del nostro Paese, elaborando un metodo originale per ottenere una particolare reazione chimica – la ciclizzazione – che utilizza l’anidride fosforica.
Si dedicò alla definizione della mappa geologica d’Italia, studiando in particolare le rocce metamorfiche che caratterizzano le montagne dei Picentini nell’area salernitana, da cui è possibile estrarre un olio dalle proprietà curative, l’ittiolo.
Maria è stata una donna libera e intellettualmente indipendente. Nel 1938, quando il nipote Renato Caccioppoli – giovane matematico, figlio della sorella Sofia – fu arrestato per propaganda antifascista, riuscì a salvarlo dal carcere facendo credere che fosse incapace di intendere e di volere.
Il 12 settembre 1943, durante l’incendio dell’Università di Napoli da parte dei soldati tedeschi, si sedette sui gradini della biblioteca e rimase immobile finché le truppe si ritirarono. “Coraggiosa fino all’audacia”, così l’ha definita uno dei suoi allievi.
Per le sua alte qualità scientifiche e morali, Benedetto Croce la nominò Presidente dell’Accademia Pontaniana e, nel 1947, lo stesso anno in cui viene ammesso Renato Caccioppoli, Marussia fu ammessa anche all’Accademia dei Lincei, prima donna a entrare a far parte di questa istituzione nella classe delle scienze fisiche, matematiche e naturali.
Lasciò l’incarico di docente nel 1948, all’età di 75 anni. L’anno successivo il Consiglio di Facoltà le conferì il titolo di professoressa emerita.
Continuò a frequentare l’Istituto di Chimica fin quasi all’ultimo giorno di vita.
Morì a Napoli il 17 aprile 1960.