Questa foto colorata ci restituisce lo sguardo triste di una donna manipolata, maltrattata dai suoi cari…”Una fronte superba e occhi magnifici, di un blu così profondo e così raro che si può trovare soltanto nei romanzi” Così scriveva Paul Claudel, il celebre poeta e diplomatico, a proposito della sorella.

Il 26 marzo 2017 venne inaugurato il Museo dedicato a Camille Claudel a Nogent-sur-Seine, l’unico museo al mondo che racconta la storia e l’evoluzione artistica di questa geniale ed appassionata scultrice, un mestiere difficile per l’epoca se eri una donna.
Difficile separare la storia di Camille da quella di Auguste Rodin, suo maestro e amante. Ancora più difficile è far comprendere al pubblico che lei non era solo la sua musa e modella ma era proprio un’allieva, da lui apprese la dura arte dello scolpire e con lui, Camille maturò un suo stile proprio che la distinse dal maestro.

Molte delle sue opere sono conservate in alcune sale del Musée Rodin, a sorta di tributo per la sua allieva più nota. Questa soluzione museale mi ricorda molto la storia della donna che nacque dalla costola di Adamo, un po’ come se Camille fosse una costola di Rodin e visti i loro trascorsi prima amorosi poi morbosi, forse la soluzione adottata dal Musée Rodin non sarebbe piaciuta a Camille.

Ma conosciamo di più questa artista…. Chi era Camille Claudel?
Nata a Villeneuve-sur-Frère l’8 dicembre 1864, Camille voleva diventare scultrice già dall’età di 12 anni e la sua passione convinse il padre a farla studiare a Parigi presso l’Acadèmie Colossi con lo scultore Boucher. Fu lì che incontrò Rodin, il suo maestro Boucher infatti, vinse un soggiorno premio in Italia e si fece sostituire da Rodin, raccomandando in particolar modo Camille.
I due si intesero fin da subito, Camille andò a vivere con lui nel suo atelier, posò per lui e lavorò insieme a lui a commissioni importanti come le Portes de l’Enfer.
Tra i due sfocia l’amore ma ricordiamoci che Rodin aveva un’altra donna, Rose Beuret, la compagna che non abbandonò mai e anche un figlio di due anni più giovane di Camille.
Camille è l’amante di un artista famoso e più vecchio di lei, i critici si interessano alla cosa e i riflettori si accendono sulle sue opere. Ciò da un lato è positivo, ottenne visibilità ma dall’altro, Camille frequentò i colleghi e amici di Rodin senza invece conoscere gli artisti suoi coetanei.
La relazione tra Camille e Rodin va avanti, viaggiano molto ma i primi segnali di rottura si iniziano ad intravedere intorno al 1892. Rodin non accenna a voler lasciare la sua compagna e Camille non accetta di essere l’amante. In questo intreccio tumultuoso si inserisce la relazione con il noto musicista Debussy. Non si sa bene se lo amasse realmente o se era solo per far ingelosire Rodin, ciò che è vero è che Camille stregò Debussy.
«Ah! L’amavo veramente, e in più con un ardore triste poiché sentivo, da segni evidenti, che mai lei avrebbe fatto certi passi che impegnano tutta un’anima e che sempre si manteneva inviolabile a ogni sondaggio sulla solidità del suo cuore! (….) Malgrado tutto, piango sulla scomparsa del Sogno di questo Sogno»

In questo periodo abbiamo una delle sculture più famose di Camille: La Valse. Opera realizzata in più versioni, La Valse a mio avviso rappresenta la passione fatta scultura, una fusione tra staticità del materiale e movimento, due figure, un uomo e una donna abbracciati che danzano, un’opera di grande espressione.
Il Novecento si apre con molte opere importanti di Camille ma la brusca rottura con Rodin inizia a gettare la donna in uno stato di disperazione da cui non si riprenderà. Vive da sola, ha meno successo del suo mentore e questo le provoca una costante frustrazione. La mente vacilla, Camille è convinta che Rodin la spii tramite i suoi assistenti per rubarle le idee.
L’ossessione è sempre più grande e viene allontanata dalla famiglia, è il 10 marzo 1913 quando viene ricoverata in un istituto di cura mentale e li resterà fino alla morte il 19 ottobre 1943. In quel periodo di permanenza, scrisse molte lettere ed appelli per tornare a casa, soprattutto scrisse alla madre, la donna artefice del suo internamento in manicomio.

L’Età matura
1902 circa – L’age mûr
Gruppo in bronzo composto da tre elementi
È doloroso sapere che i suoi ultimi anni siano stati nella sofferenza, lei che aveva così voglia di vivere, si trovò come un uccellino in gabbia, desideroso di volare, ma costretto solo a guardare il cielo tra le sbarre.
L’opera più coinvolgente, a mio avviso, è L’age mûr (1899 – 1913) il complesso scultoreo presenta tre figure a simboleggiare la vecchiaia, l’età di mezzo e la giovinezza, una composizione che dà movimento in contrasto con la plasticità delle figure.
In questa rappresentazione, la giovane donna sembra rappresentare Camille, inginocchiata ed implorante dopo il distacco con Rodin, riconosciuto nella figura in mezzo, portato via da una donna più anziana, una riflessione sulla condizione della vita e sulla vita stessa di Camille, un’opera estremamente evocativa.