
Quando Elsa (Morante) decideva chi portare in paradiso si creava la coda: «anche io, anche io!» dicevano tutti. Morante però ci portava sempre Patrizia, perché Patrizia lo meritava.
Ecco, a un certo punto scrivo “ah come mi piaceva questo andare facile, sicuro, senza dover competere”. Non sono stati anni felici, ma ricordo che succedevano cose, che preparavo cene, che sapevo cucinare benissimo e che c’era sempre tanta gente. Adesso, alla sera, il trovare gente da avere intorno è una preoccupazione.
Non riesci a stare da sola?
Non mi piace, alla sera non ci riesco.
Quali sono stati i tuoi anni felici?
Non credo ci siano anni felici. Ci possono essere stagioni felici. O giorni.
Racconti di una gita in un paesaggio svizzero e parli di felicità.
Sì, quella volta sì. C’erano tutte le cose che mi rendevano felice. C’era un luogo pianeggiante, d’acqua o di terra, poco importa. Poi c’erano dei sentieri, poi un qualcosa da salire o da scalare. Il bosco. Sì, quella volta sono stata felice.
Hai scritto tanto di te.
Ma nella poesia il lato biografico conta poco. Certo, io ho parlato e parlo tanto di me, le poesie in cui parlo d’altro saranno sì e no un terzo.
Perché?
Perché ogni tanto la vita mi si ripresenta accanto e allora cerco di catturarla e di scriverla.
Sei gelosa?
Moltissimo. Lo sono sempre stata. Gli amori sanno essere diversi l’uno dall’altro e modulare ogni risposta è fatica, a un certo punto tutto diventa lotta e rivalsa.
E che adolescente sei stata?
Ricordo un anno tremendo, ad Ancona, dove ci eravamo spostati per motivi di lavoro di mio padre. Volevo comandare i giovani ufficiali della Marina che alloggiavano vicino a casa nostra. Avevo promesso loro di rifornirli di divise di nordisti e sudisti, ci avevano creduto. Li comandavo, mi ubbidivano. Ero forte.
Patrizia, ma è vero?
Nella poesia conta il vero?
No. Credi in Dio?
Ma che domanda è?
Una domanda legittima.
No, piuttosto allora preferisco Apollo.
***
Questa sfusa felicità che assale
Questa sfusa felicità che assale
le facce al sole,
i gomiti e le giacche
– quante dolcezze
sparse nel mercato,
come son belli
gli uomini e le donne!
E vado dietro all’uno
e guardo l’altra,
sento il profumo
inseguo la sua traccia,
raggiungo il troppo
ma il troppo non mi abbraccia.
(da Poesie, Patrizia Cavalli, Einaudi 1999)