E se solo un pochino, solo un po’ provassimo a vivere nel presente immediato anche noi? Ciò che chiamiamo attimo e può darci una gioia salvifica per la nostra anima.
Sicuro che sia così intelligente avere la nozione di passato e futuro in questa circostanza temporale, e forse anche in altre?

Cosa ci blocca nello scrivere, progettare se non questa mancanza di proiezione nel futuro, un futuro che ci appare nebuloso e per questo non programmabile in date, in obiettivi a mano a mano da raggiungere?
E cosa ci blocca ancor più se non il ricordo di un passato che ci appare come un’età dell’oro, perché si poteva presentare un libro, si poteva andare a cinema con amici, si poteva viaggiare.
Niente da dire certo sugli svantaggi di ora in termini di scambio di comunità, ma la sofferenza che spesso diventa disperazione o angoscia non potrebbe tramutarsi in una lezione di vita?

Nell’attimo si possono cogliere piccole cose a cui non si bada normalmente, la mutevolezza di un cielo, l’impronta dello sboccio di un fiore, i gesti che il nostro corpo compie, la sagoma di una cupola che irrompe improvvisa da un angolo di via. Ecco disciplinarsi a questi incontri, farsi nutrire dagli attimi e farli durare e così salvarci.