(“Asylum”, di Hala Alyan, poeta contemporanea palestinese-americana e psicologa clinica)

Dissero di bruciare le chiavi
ma solo i nostri capelli presero fuoco.
Camminammo verso i confini
con fotografie e lettere:
qui è dove la morte è diventata
la loro morte, qui è dove
hanno accoltellato i bambini.
I giudici ci chiamano dentro
in base alle nostre città. Jericho. Latakia. Haditha.
Giuriamo su un dio che non abbiamo mai incontrato, di amare
i laghi, le calotte di ghiaccio,
una gelata dietro l’altra,
ma di notte nei nostri sogni
la biblioteca è bruciata,
le pere erano ancora fresche in dispensa.
Abbiamo atteso che il nostro villaggio alluvionato
fosse prosciugato, che i ponti di pietra fossero ricostruiti.
Abbiamo mangiato le chiavi di casa col sale.

Hala Alyan (27 luglio 1986 , Illinois – Stati Uniti) è una scrittrice e psicologa clinica palestinese-americana specializzata in traumi, dipendenza e comportamento interculturale. I suoi scritti e poesie coprono aspetti dell’identità e gli effetti dello sfollamento, in particolare all’interno della diaspora palestinese.