L’anno nuovo é una tra le invenzioni più felici dell’uomo: un espediente geniale per dividere il tempo, per illudersi che il tempo – come l’uomo – abbia un inizio e una fine, Che si basi sulla religione o sull’astronomia, sulle fasi della luna o sul moto della terra intorno al sole, ogni calendario ha un giorno di passaggio, una data in cui un anno finisce il suo corso e un nuovo anno gli subentra.
Non si tratta solo di un termine convenzionale, ma di una ricorrenza dal forte valore simbolico: é il momento dei bilanci e dei buoni propositi, l’occasione per scrollarsi di dosso il passato e spalancare le porte al futuro. Per questo, ogni volta, il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo anno é scandito da riti e celebrazioni, accompagnato da attese frementi ed esplosioni di gioia incredibile, salutato da discorsi pubblici e solenni messaggi augurali.
Ogni anno, dai saloni lussuosi o scintillanti palcoscenici televisivi, politici e governanti, magnati e capitani d’industria parlano di pace e di benessere, di giustizia e di sicurezza, sbandierano nobili intenzioni e lanciano proclami altisonanti, col tono accorato e la faccia seria di chi sta assumendo un impegno. Poi all’atto pratico, la musica cambia… rubando le parole a una vecchia canzone, gli stessi appassionati oratori del 31 dicembre si convincono che, in fondo, “l’anno che sta arrivando tra un anno passerà”.
Alla fine l’anno nuovo diventa un guado da passare indenni, un tunnel da attraversare in fretta, col minimo incomodo e il massimo della soddisfazione… per ritrovarsi un anno dopo, a ripetere le stesse parole, recitare gli stessi “mea culpa”, vagheggiare le solite utopie.
Se davvero, a mezzanotte del 31 dicembre, si potesse voltare pagina e inaugurare un “nuovo corso”, forse varrebbe la pena cominciare da qui… riscoprendo il senso e il gusto della vita, recuperando nel marasma di una società allo sbando un po’ di affetto, di meraviglia, di sensibilità, e poi dal fondo di una coscienza nuova, curare i malanni dell’umanità, correggere le ingiustizie, portare in dono la dignità e il rispetto a tutta una parte del mondo che ancora li chiede, e per l’altra parte – quella dell’opulenza e dello spreco – fissare le regole di una libertà sfrenata. Di certo non é compito che si possa esaurire in un anno, ma ogni anno é buono per fare il primo passo.
E con questi pensieri vi auguro un 2020 consapevole, affascinante che scenda nei meandri dell’anima, una sfida per tutte/i, senza distinzioni di razza, colore, religioni e condizioni economiche/sociali.
Auguri e a presto!
paola