Il 15 dicembre del 1939, 80 anni orsono, debuttava nei cinema americani il colossal rimasto imbattuto negli incassi di tutti i tempi, quel Gone with the wind che nell’edizione italiana non ha perso nulla del suo fascino.
Via col vento è uno di quei filmoni che non si possono perdere, un evento, un capolavoro costruito con maestranze e cast perfetti. Nessuno dei grandi colossal – si pensi a Ben-Hur, I Dieci comandamenti, e più recenti Avatar o Titanic – è riuscito a eguagliare la portata di coinvolgimento del pubblico che da sempre vanta questo film.
Se molti storcono il naso etichettandolo come un film a carattere romantico, che devia al rosa, trascurano il vero nucleo di questa lunga narrazione: la sua protagonista. Se spostiamo il focus su Scarlett O’Hara, per noi Rossella, il nostro metro di giudizio deve calibrarsi sull’aspetto del femminismo ante litteram di questa indomita ragazza del sud.
Rossella non si rende simpatica proprio a tutti. Ha carisma, un certo potere seduttivo, dialettica, riesce anche a manipolare innocenti giovanotti travolti dal suo fascino.
Ecco, qui c’è da fare una precisazione.
Margaret Mitchell, autrice dell’unico romanzo scritto in vita sua, non delinea i tratti di una protagonista dotata di bellezza, anzi. Il suo incipit, infatti, recita così:
Rossella O’Hara non era una bellezza, ma raramente gli uomini se ne accorgevano quando, come i gemelli Tarleton, subivano il suo fascino. Nel suo volto si fondevano in modo troppo evidente i lineamenti delicati della madre – un’aristocratica della Costa, oriunda francese – con quelli rudi del padre, un florido irlandese. Ma era un viso che, col suo mento aguzzo e le mascelle quadrate, non passava inosservato.
Quando si tenne il casting del film, furono passate al vaglio più di 1400 attrici che potessero rispondere a questa descrizione, fino a quando la produzione si rivolse alle maggiori interpreti dell’epoca, e rimasero in lizza Paulette Goddard e Vivien Leigh. Sappiamo chi la spuntò.
Chi scrisse la storia di Rossella?
Curiosa la storia di questa autrice, che pare abbia avuto l’idea di scrivere un romanzo ambientato negli anni della Guerra di Secessione mentre era costretta a stare immobilizzata per una brutta caduta.
Margaret Mitchell scrisse questo solo romanzo, che curò per una decina d’anni, un best seller da 180.000 copie vendute solo nel primo mese dalla pubblicazione.
Ecco, i denigratori del filmone sappiano che la vera storia di Rossella è lì dentro, in questo mirabile romanzo di quasi 1000 pagine, per il quale l’autrice vinse il Premio Pulitzer e fu candidata al Nobel per la Letteratura.
Ciò che ci viene raccontato nel film è una riduzione, fatta di tanti tagli e soprattutto di alcune modifiche significative alla trama.
Chi ha letto il romanzo sa.
Margaret e la sua protagonista sono molto affini. L’autrice sceglie di descrivere una realtà che ben conosce, quella del sud degli Stati Uniti, tuttora coacervo di territori in cui imperversa il più convinto imperialismo, un certo acuto maschilismo – sono i maggiori elettori di Trump – e arretratezza. La Mitchell si fece strada a fatica in quella realtà, fino a diventare una giornalista stimata.

Margaret Mitchell (1900 – 1949)
Voleva raccontare le contraddizioni di una realtà troppo ambiziosa e orgogliosa, fomentatrice di una guerra piena di errori e orrori, ma attraverso una giovane donna che si ritrova suo malgrado a guadagnarsi la sopravvivenza, che cerca dentro di sé quelle risorse necessarie per reagire.
Rossella non è una “brava ragazza”, anzi. Il suo egoismo e narcisismo la portano a esigere considerazione, non sopporta le persone prive di carattere, non tollera che una qualunque distolga l’attenzione di Ashley da lei, è disposta a mentire, rubare e uccidere, come lei stessa afferma per sfangarla dinanzi alla tragedia umana che è la guerra.
Eppure, Rossella possiede anche altro. A ben guardare, è intelligente e ha spirito di iniziativa, salva la vita alla sua rivale e al suo bambino, sa commuoversi dinanzi alla sofferenza del migliore dei servi della sua casa, e possiede il senso delle sue radici.
Possiamo ritenerla in certo senso una “femminista ante litteram”, una “donna alfa”, perché no? Rapportando il suo agire all’epoca, potrebbe incarnare questo ideale.
Scendea patti con le convenzioni dell’epoca, ma riesce a governare gli eventi, portando a termine l’obiettivo della salvezza propria e altrui. Usa il matrimonio a proprio favore, punta a una posizione sociale elevata, riesce a risollevare le sorti della propria famiglia, pur ricevendone il disprezzo delle sorelle.
Poi, pero, c’è lo scotto: non riesce a trionfare su tutti i fronti, sul finale è sconfitta perché viene travolta dalle conseguenze di quelle scelte sbagliate, perde l’amore del solo uomo che l’ha capita perfettamente fin dall’inizio – come ha fatto da sempre Mamie.
Rhett, che l’ha compresa e sostenuta, se ne va perché Rossella è di fatto imperdonabile.
Sia dinanzi alle ultime pagine del romanzo che assistendo all’ultima sequenza del film, chi ama questa storia viene colto da quella malinconia tipica. Manca il lieto fine, com’è possibile?
Come tutte le buone storie, questa non poteva concludersi con un prevedibile “e vissero felici e contenti”: il nucleo della narrazione non è l’amore coronato. Rossella ha lottato strenuamente, seguendo il proprio istinto, commettendo molti errori, lasciandosi dietro le macerie di ogni conseguenza.
È destinata a restare sola, con una prerogativa, quella di ricostruire Tara, la residenza degli O’Hara in cui ancora affondano le proprie radici. È il suo successivo obiettivo e non dubitiamo che Rossella lo porti a termine.
Rossella è un archetipo, il principio di ogni determinazione, l’eroina imperfetta e pertanto umana. Bisognerebbe leggerne la storia per capirne tutte le angolazioni.
Non resta che lasciarvi alla scena più famosa di un film che ha vinto 10 Oscar e ancora oggi emana un certo fascino. Dopotutto, domani è un altro giorno.
Mi piacerebbe sapere se fra voi c’è qualche estimatore di questa epopea e se qualcuno ha letto il romanzo. Parola anche ai detrattori, cosa non piace di questa storia?
Fonte: Luana Petrucci, drammaturga, regia, attrice presso Il teatro di Rumori in Scena