Ogni volta che una donna lancia un insulto nei confronti di un’altra donna viene fuori qualche detto stereotipato che di fatto non fa bene al genere. Le donne sono persone e in quanto tali non possono essere sopravvalutate, ma neppure accomunate solo e semplicemente per via della biologia.
Chi insiste nell’affermare che le donne sono naturalmente solidali, empatiche, caritatevoli, dedite alla propria cura, sbaglia e sbaglia di grosso. Se fossero coscienti di quel che realmente sono forse le donne non si sorprenderebbero più di tanto di quello che si legge e si vede ogni giorno. L’insulto di una donna, sia pure meno “pesante” di quello che di solito lancia un uomo, appare sempre più grave e volgare.
Da un uomo, quindi, ci si aspetta il peggio; da una donna, femminile, leggiadra e angelica, invece, certi insulti non sono tollerati. Continuare, però, a insistere sull’idea per la quale le donne sono il meglio della società, è deleterio per l’intero genere.
Le donne sono semplicemente umane e quindi anch’esse portatrici di valori e idee a volte pessime e non condivisibili. Le donne diventano veicoli di cultura maschilista tanto quanto gli uomini, per esempio. Se possono limitarsi a dire stronza, sono molto spesso più propense a chiamerla puttana. Se non sono d’accordo con l’altra, la insulteranno e minacceranno usando termini sessisti. Se per caso si sentono tradite nel loro verbo indicheranno la presunta colpevole alla folla come la donna da linciare.
L’odio è fatto di questo e non c’è biologia che tenga e che possa rendere il genere femminile migliore. Avere coscienza di questo aiuta le donne non solo ad accettare il fatto di non essere statue da mettere su un piedistallo, ma aiuta a fare in modo di assumersi le proprie responsabilità e anche a migliorare.
Quello che succede è che le donne sono parte in causa di dinamiche di oppressione maschilista. Loro stesse pensano di emanciparsi dalla condizione di oppresse dando ragione all’oppressore. Ma questo non le assolve. Né deve deludere il fatto che le donne a volte siano così perfide. Ci sono donne che lo sono perché pensano di agire per conto di un non meglio definibile Bene. Se pensano di star conducendo una crociata in difesa di qualcosa o di qualcuno non le fermi neppure per un attimo. Non si chiedono nemmeno perché stanno usando lo stesso linguaggio e le stesse pratiche oppressive di chi agisce autoritariamente anche sulla loro testa.
Le donne che adorano il ministro Salvini, per esempio, non sanno quanto quel ministro di fatto attenti alla loro autonomia personale e quanto sia offensivo per le idee che impone. Ma queste donne possono permettersi il lusso di stare dalla parte di un ministro sessista perché ieri altre donne hanno combattuto per dare loro la libertà di scegliere se fare un figlio oppure no, se assumere contraccettivi, se abortire, se sposarsi o realizzarsi in altro modo, se vivere la propria sessualità etero o lesbica, se lavorare o meno.
Senza le lotte di altre donne queste conquiste non sarebbero date per scontate e il fatto che le donne che di queste migliorie hanno goduto e godono stiano dalla parte di chi vorrebbe cancellare i loro diritti indica solo una cosa: che sono d’accordo con lui. La pensano allo stesso modo. Sono strumenti, veicoli consapevoli e come tali vanno trattate.
Le donne non sono le peggiori nemiche delle donne, ma possono esserlo come lo sono molti uomini. Le ritroviamo a giudicare le altre in pieno delirio moralista. Vorrebbero controllarle, si nutrono di pettegolezzi e godono nel dare addosso all’altra che si comporta in modo diverso. Indicano la strega da mettere al rogo e lo fanno con orgoglio. Pensare che le donne siano migliori in quanto donne è sessista. E lo è soprattutto quando a dire che le donne dovrebbero stare tutte unite sono quelle che invocano l’unione al solo scopo di annullare e controllare le differenze che intercorrono tra di loro.
Ad esempio non voler avere nulla a che fare con donne razziste e fasciste, con quelle sessiste, con le colonizzatrici del pensiero, con quelle che usano le altre per esercitare più potere e con quelle che ignorano le rivendicazioni soggettive e autodeterminate: reddito, lavoro, libertà di scelta, libertà di gestire il proprio corpo. E ci si riferisce anche a quelle femministe che pensano di poter gestire il corpo altrui meglio di quanto possa fare il legittimo proprietario. Quelle donne sono le vere nemiche. Lo sono ancora di più perché, per l’appunto, invocano l’unione tra tutte per annullare le differenze.
Le donne sono una categoria oppressa, ma ci sono altri e vari livelli trasversali di oppressione dei quali bisogna tenere conto. Se non lo fa, la donna rischia di dare ragione a chi la opprime. Le donne non possono dimenticare chi sono, la cosa migliore, perciò, è costruire alleanze tra persone per affinità politiche ed obiettivi, senza mai dimenticare che il fine non giustifica i mezzi e che se per ottenere qualcosa si è costretti ad allearsi con gente fascista, allora quella non è e non sarà mai la battaglia giusta visto che o siamo tutti liberi o non lo è nessuno.
La cosa peggiore è che alcune donne sfruttano il fatto di apparire migliori in quanto femmine per dichiararsi “femministe” e poi delegittimare quelle che femministe lo sono davvero. Esistono i femminismi, è vero, ma poi ci sono i donnismi, quei fenomeni aggregativi basati solo sul fatto di essere biologicamente femmine. E queste pseudo femministe vorrebbero dire alle altre donne come dovrebbe essere la loro sessualità, come dovrebbe diventare, quali scelte fare, che tipo di lavoro svolgere.
Sono patetiche nella loro maniera di trasformare il moralismo del quale sono intrise, in argomentazioni politiche prendendo in prestito e balbettando qualche slogan femminista per poi renderlo funzionale ai sermoni contro la libertà delle donne. Se ci sono donne che lottano contro la libertà di altre, quelle sono indiscutibilmente nemiche. Non le peggiori, ma solo nemiche tra i nemici. E lì vanno collocate. Senza ombra di dubbio.
pc