Luisa Spagnoli una protagonista del suo tempo…

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Non fu solo la creatrice del “Bacio Perugina” e dei filati d’angora, ma anche l’imprenditrice che introdusse il congedo retribuito di maternità alle lavoratrici

Ci sono tanti esempi di grandi donne e il bello è che molte di loro sono un orgoglio nazionale. È il caso di Luisa Spagnoli, la storia di una donna imprenditrice, capace di intuizioni pionieristiche e di energiche battaglie sociali che riuscì a trasformare la sua ansia di espressione in impresa di successo.

Una storia eccezionale quella di Luisa Spagnoli (1877-1935) nel corso della quale,  combinando amore, sogni, creatività e progetto imprenditoriale, riuscì a fondare due imperi, vanto del made in Italy nel mondo: il colosso dolciario della Perugina e il marchio di moda che ancora oggi porta il suo nome. Grazie alla dolcezza di un cioccolatino (il famoso “Bacio” degli innamorati con i bigliettini-messaggio inseriti nell’involucro) e alla morbideza di un golf d’angora, diventò il prototipo della donna ribelle e innovatrice, in lotta contro i retaggi culturali della società contadina a cavallo tra le due guerre e contro le regole non scritte che inchiodavano le donne un passo indietro agli uomini. E se battersi per i diritti delle donne oggi è complicato, ai primi del ‘900 era certamente un’impresa eroica. Ed è per questo che scrivere di Luisa Spagnoli fa pensare a quanto sia stata difficile e dura la sua marcia di emancipazione.

Luisa Sargentini, questo il suo cognome da nubile, nacque a Perugia nel 1877 da padre pescivendolo e da madre casalinga. Poco più che ventunenne sposò Annibale Spagnoli e con lui ebbe inizio la sua avventurosa carriera di imprenditrice. I due rilevarono una drogheria e subito dopo cominciarono a produrre confetti. Nel 1908, insieme a Francesco Buitoni, fondarono la “Perugina”, una piccola azienda con sede nel centro storico di Perugia e con quindici dipendenti in tutto.

laboratorio-peruginaNew York, negozio Perugina nella 5th Avenue

Luisa fabbricava caramelle e cioccolatini con rara capacità, ma la prova più difficile per lei si presentò con lo scoppio della Prima Guerra mondiale, quando a mandare avanti la fabbrica rimase solo lei con i suoi due figli, Mario e Aldo. Fu allora che Luisa rivelò le sue capacità imprenditoriali. A guerra finita la “Perugina” era già un’azienda con più di cento dipendenti. per lo più donne. e Luisa cominciò a inventare una miriade di cioccolatini con nomi accattivanti, da il “Cazzotto” Perugina chiamato così per la sua forma che ricordava la nocca di una mano, ma subito dopo nominato “Bacio” per motivi di marketing.

Nel 1923 Annibale Spagnoli ruppe con i Buitoni lasciando la sua creatura. Luisa, invece, rimase in Perugina e diventò membro del consiglio d’amministrazione. Da quel momento nacque la sua storia d’amore,  alquanto contrastata,  con Giovanni Buitoni. Luisa era oramai una signora ultraquarantenne, di ben 14 anni più anziana del trentenne Giovanni (cosa che a quei tempi faceva scalpore!).

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Dopo l’esperienza con l’industria dolciaria, Luisa Spagnoli si dedicò all’allevamento dei conigli d’angora, dal pelo particolarmente lungo e morbido con il quale produsse filati di pregevole qualità. La Spagnoli inventò una tecnica particolare con la quale non era necessario uccidere nè tosare i conigli, ma semplicemente passare sui peli dell’animale un particolare pettine al quale rimanevano incastrati ed utilizzati per ricavarne filati per capi di qualità.

Nel 1928 fondò l’azienda “Angora Spagnoli”, nel borgo Santa Lucia, vicino Perugia, dove cominciò a produrre scialli e capi in maglieria. In Italia, fino a quel momento, non c’era molto interesse per la lana d’Angora e così Luisa iniziò ad allevare i conigli nel giardino della sua villa e a sperimentare la tessitura di quel filato, fino ad averne una versione pregiata con la quale confezionava capi molto richiesti anche all’estero. L’invenzione era a buon punto quando Luisa accusò i primi sintomi della malattia che l’avrebbe portata alla norte. In tempi brevi le venne diagnosticato un tumore alla gola e la prognosi fu tragica: sei mesi di vita.

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Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni

Giovanni Buitoni la trasferì a Parigi perchè le venissero garantite le migliori cure e rimase con lei sino all’ultimo giorno. Morì nel 1935 a soli 57 anni. Dopo la sua scomparsa il figlio Mario e il nipote Lino portarono avanti il progetto con la diffusione dei negozi “Luisa Spagnoli”.

La figura che emerge é quella di una donna brillante e acuta, attenta al benessere e alla valorizzazione umana e professionale delle proprie operaie (a cui tenne sempre), una femminista rivoluzionaria, un’imprenditrice d’avanguardia. Mise in moto un processo nuovo, non solo produttivo in fabbrica, ma di evoluzione sociale: la sua è una storia di emancipazione proletaria femminile di stampo contemporaneo… anche per le donne il diritto ad essere madri e lavoratrici, ad avere un impiego e ad essere riconosciute nella loro capacità.

E a tal proposito, durante il primo conflitto mondiale, alla Perugina, Luisa introdusse scuole e asili nido per conciliare gli impegni delle operaie, alle quali furono dedicati anche particolari corsi di alfabetizzazione tenuti durante l’orario lavorativo. Ma non è tutto! Introdusse nei suoi stabilimenti il diritto all’allattamento e il congedo retribuito di maternità… perchè le donne non dovevano mai rinunciare alla propria indipendenza.

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In Luisa Spagnoli coesistevano caratteri diversissimi che la rendevano capace di essere profondamente anticonformista nella sostanza, senza mai forzare la forma di una società, quella perugina della prima parte del Novecento, pervasa dal perbenismo. E allora “chapeau” dinanzi a questa donna che seppe unire, in una sola, grande ed eccezionale qualità, intelligenza, carisma, indipendenza e  umanità!

@pc