Giorno: 25 settembre 2019

Christine de Pizan, antesignana del femminismo.

 

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In un’epoca in cui la donna rappresentava il simbolo del vizio e della corruzione morale, una scrittrice si schierò con forza contro la misoginia e la violenza di genere: fu Christine de Pizan, prima intellettuale ad immaginare una città utopica abitata esclusivamente da donne. Vissuta nel Quattrocento, Christine fu la prima vera femminista della storia.

“Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio? Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere”: l’ironia pungente di questa frase non proviene da un saggio femminista degli anni Settanta. È tratta, invece, da un testo risalente ai primi anni del Quattrocento: a scriverla Christine de Pizan, la prima donna scrittrice d’Europa e la prima, fra tutte, che con le sue opere ha denunciato la disparità e le violenze di genere.

Molto prima di Madame de Staël riuscì ad affermarsi nell’ambiente intellettuale dell’epoca con una scrittura e una capacità critica fuori dal comune. E secoli prima di Mary Wollestonecraft o di Simone de Beauvoir, le sue opere portarono per la prima volta alla luce le contraddizioni di una società patriarcale e profondamente misogina: Christine de Pizan fu poetessa, filosofa, editrice di se stessa e la prima scrittrice di professione di Francia, pur essendo, di fatto, nata in Italia.

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Questa straordinaria donna oggi pressoché sconosciuta era giunta alla corte di Carlo V al seguito del padre, famoso e rinomato medico e astronomo. In pochissimo tempo riesce a guadagnarsi la stima dello stesso sovrano, tanto da arrivare a dirigere uno scriptorium e ad essere sempre presente in tutte le discussioni e le questioni di corte. E fu proprio qui che la sua curiosità, mista ad una vena critica di certo eccezionale, fece nascere in lei i germogli della sua riflessione filosofica “femminista”.

La donna è per natura un essere vizioso: è questa l’idea che gran parte della letteratura dell’epoca, dai romanzi fino ai saggi filosofici, difendevano. Malinconia e intemperanza erano le caratteristiche più spiccate dell’essere femminile che, per natura inferiore, per sopravvivere aveva come unica arma quella della seduzione; diffidare da loro, conquistarle, renderle affabili e mansuete e difenderle dai pericoli era l’invito che la maggior parte degli uomini di cultura facevano ai lettori.

A Christine tutto ciò non era mai piaciuto: è così, da un’aspra critica alla società cavalleresca che aveva sempre contrapposto la “dama in pericolo” al “cavaliere valoroso”, che nasce la sua opera più famosa. Da questo, e dalle sue tristi vicende biografiche.

La prima utopia femminista della storia…

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in foto: Una miniatura che raffigura la città ideale immaginata da Christine de Pizan.

Christine era rimasta vedova all’età di soli venticinque anni. Poco dopo la morte di suo marito anche il padre era venuto a mancare, lasciandola con tre figli e l’anziana madre: restare sole nella società dell’epoca voleva dire non essere più ritenute in grado di provvedere a se stesse, in quanto la vita autonoma e indipendente era considerata prerogativa esclusiva del maschio.

Il rifiuto a risposarsi o ad entrare in convento, poi, aveva attirato negli anni numerosi sospetti sulla sua natura “lussuriosa”: ma Christine non si piegò mai, e divenne con il duro lavoro la prima donna a riuscire a guadagnare autonomamente con la propria attività intellettuale e letteraria.

Christine fu anche la prima a scrivere dal punto di vista delle donne. E lo fece in un modo del tutto nuovo, componendo un’opera che non soltanto ha avuto la forza, agli albori del XV secolo, di denunciare la misoginia e le discriminazioni nei confronti della donna, ma lo ha fatto tramite un genere molto particolare. Decenni prima che Tommaso Moro o Campanella scrivessero delle loro città ideali, Christine de Pizan scriverà una vera e propria utopia tutta al femminile dal titolo “La città delle Dame”.

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“Sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d’accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio”: l’opera si apre con la scrittrice, mentre è nella sua stanza, intenta a scrivere. Improvvisamente le appaiono tre bellissime dame, personificazioni di Ragione, Rettitudine e Giustizia: in un mondo costruito interamente sui pregiudizi, dicono le donne, è necessario edificare una città fortificata in cui siano le “dame” a regnare. In questa città ideale non esiste alcuna distinzione di ceto: dama, spiega Christine, è qualunque donna di spirito nobile.

Si tratta di un’opera estremamente innovativa sotto moltissimi punti di vista: Christine de Pizan è la prima a parlare di disparità culturale, di diritto all’istruzione, di violenza sessuale e di genere, in un’epoca in cui tutti i più grandi letterati dell’epoca avevano contribuito a costruire l’immagine della donna come corrotta dal vizio, dall’inettitudine e dalla debolezza fisica ed emotiva.

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“Christine de Pizan presenta il suo libro alla regina Isabella di Bavaria”, miniatura tratta dal “Libro della Regina”,  1410-1414 circa, British Library, Londra.

La scrittrice costruisce un’allegoria potentissima in cui è possibile realizzare il sogno di autonomia e libertà che lei stessa aveva difeso durante tutta la sua vita: la Bibbia e la mitologia l’aiutano in questo arduo compito, ma è l’esperienza di discriminazione vissuta e l’esempio storico di tante giovani donne che in passato avevano combattuto per la loro affermazione che dà valore alle sue riflessioni. Aracne, Didone, Lucrezia e Semiramide compaiono quali esempi alti e indiscutibili di forza e coraggio: ognuna con la propria storia di violenza subita e taciuta, ognuna con il compito di impersonare la necessità, una volta per tutte, di cambiare il mondo.

Ancora oggi, grazie alla storiografia medievale, è riconosciuta come la prima scrittrice e intellettuale europea di professione oltre che un’antesignana del femminismo. Anche in altre opere l’autrice attacca in modo forte la tradizione androcentrica e misogina del suo tempo: “Epistre au Dieu d’Amours” (1399), “Epistres du Débat sur le ‘Roman de la Rose’” e “Dit de la Rose“. Vorrei citare per concludere, un altro suo scritto, un libretto del 1429 “Ditié de Jehánne d’Arc” (poemetto in 67 strofe di versi sciolti), dedicato a Giovanna d’Arco, unico nel suo genere perché composto non dopo la morte di Giovanna, ma mentre la pulzella d’Orleans era ancora viva!

Cristina aveva ormai smesso di scrivere quando rimane folgorata da Giovanna. Si era ormai ritirata in convento, disgustata dalle efferatezze cui aveva assistito a Parigi negli scontri di quel tempo: la Guerra dei Cent’anni funestava l’Europa con carneficine d’ambo le parti. Ma fu una donna, fu Giovanna d’Arco, la pulzella d’Orléans che mise fine all’interminabile conflitto e permise al debole Carlo VII di consolidare il potere come re di Francia sconfiggendo gli odiati inglesi! Come poteva Cristina non scriverne? Un’altra donna eccezionale, questa volta sua contemporanea, che faceva “cose da uomini”: non un’intellettuale ma una ragazzina nei panni di una guerriera che investitasi di coraggio, fede e una fulgida armatura combatteva in prima persona sul campo. Scrive di lei Cristina: «Che onore per il sesso femminile quando questo nostro regno interamente devastato, fu risollevato e salvato da una donna, cosa che cinquemila uomini non hanno fatto…». Come finì lo sappiamo tutte. La pulzella fu bruciata sul rogo. Come strega.

Non sappiamo se Christine lo seppe mai perché la data della sua morte non è certa. Giovanna morì perché era rimasta sola, senza nessuno a difenderla, lei che difendeva la Francia intera. Le dedichiamo questa poesia che Christine scrisse quando lei pure restò sola, dopo la morte dell’amato marito. A Giovanna, a Cristina e a tutte le donne che hanno combattuto, combattono e combatteranno per essere fino in fondo se stesse e riconosciute per quello che sono e che valgono. “Purtroppo”, come dice Marcela Serrano in una sua intervista, “nella lotta che stiamo combattendo attualmente, una lotta in cui non sono stati ancora definiti poteri e uguaglianze, essere donna comporta molta solitudine”.

Fonti: 

Christine de Pizan, “La Città delle Dame”, Carrocci, 2004;
Bock Gisela, Le donne nella storia europea. Dal Medioevo ai nostri giorni, traduzione di Benedetta Heinemann Campana, Editori Laterza Fare l’Europa, 2001;
Christine de PIZAN – Cristina da PIZZANO di Barbara Bertolini da: Biografie di donne protagoniste del loro tempo a cura di Barbara Bertolini e Rita Frattolillo;
Muzzarelli M. G., “Un’italiana alla corte di Francia. Christine de Pizan intellettuale e donna”, Il Mulino, 2007;
Enciclopedia Treccani online: Cristina da Pizzano de Pidi Jean-Yves Tilliette – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 31 (1985) ; Christine de Pizan di Remo Ceserani – Enciclopedia Dantesca (1970); Christine de Pizan di Ferdinando Neri – Enciclopedia Italiana (1931)
Cristina, la prima femminista di Micol Argento da: Archivio la Repubblica.it -15/01/2008;
Marta Meloncello- Christine de Pizan e la rilettura della tradizione– Quaderni & Ricerca 24/2011.