“….sentire e pensare da donna. Proprio per questo aveva accenti critici per quell’emancipazione così mal interpretata, come se si trattasse solo di prendere il potere imitando i maschi. La liberazione, insieme a un diverso rapporto con il potere, è ancora di là da venire. Ma in tale contesto puntava l’indice contro la politica: «Curiosamente la Sinistra non si è fidata delle donne, sebbene le prime donne politicamente influenti siano state quelle attive nei movimenti socialisti».”
Chi era Ágnes Heller
Sopravvissuta ad Auschwitz, perseguitata sotto il comunismo, poi estromessa dall’università e diffamata dal regime sovranista di Viktor Orbán, Agnes Heller è stata per generazioni, nel secolo scorso e in questo secolo, la massima grande dame e il cervello di punta del pensiero critico e della sfida lucida e senza paura a ogni totalitarismo e ad ogni autocrate. Da poco aveva compiuto 90 anni, era sana e lucida, vivacissima e pronta a nuovi eventi pubblici, anche in Italia. È andata a fare una nuotata nel lago Balaton ma non è tornata, gli amici l’hanno attesa invano a riva poi la polizia ha trovato il suo corpo. Forse arresto cardiaco, l’annegamento è probabile. Ci ha lasciati lo scorso 19 Luglio.
Nata a Budapest il 12 maggio 1929, figlia della colta borghesia ebraica, sopravvissuta ad Auschwitz insieme alla madre (il resto della famiglia morì nei lager nazisti) e alle persecuzioni del regime comunista, Heller era stata allieva di Gyorgy Lukács ed esponente di spicco della cosiddetta “scuola di Budapest”
La sua ricerca, ispirata a una lettura del marxismo in chiave antieconomicista e antropologica, è stata prevalentemente rivolta alla ricostruzione di un orizzonte etico. Marxista eterodossa e dissenziente durante il regime comunista, Heller era stata l’alfiere della teoria dei “bisogni radicali” (intesi come il vero terreno di scontro tra soggettività e potere) e della “rivoluzione della vita quotidiana”.
Tra le sue opere principali spiccano ‘Sociologia della vita quotidiana’ (1970), ‘La teoria marxista della rivoluzione e la rivoluzione della vita quotidiana’ (1972), ‘La teoria dei bisogni in Marx’ (1974), ‘Le forme dell’uguaglianza’ (1978), ‘Morale e rivoluzione’ (1979), ‘La filosofia radicale’ (1979).
Assistente di Lukács all’Università di Budapest, Heller ne fu espulsa nel 1959 e i suoi scritti sottoposti al veto di pubblicazione; riammessa nel 1963 all’Accademia delle Scienze ungherese, divenne tra i più noti esponenti della cosiddetta Scuola filosofica di Budapest, nel 1978 accettò un incarico presso l’Università di Melbourne (Australia) per trasferirsi poi all’Università di New York, dove ha ricoperto la cattedra intitolata a Hannah Arendt. É stata vincitrice del Sonning Prize nel 2006.
Nel 2018 è stata pubblicata in Italia la raccolta di saggi ‘Marx. Un filosofo ebreo-tedesco’ (Castelvecchi) e nel 2019 il suo ultimo libro ‘Orbanismo. Il caso dell’Ungheria: dalla democrazia liberale alla tirannia’ (Castelvecchi). Castelvecchi ha pubblicato anche ‘Breve storia della mia filosofia’ (2016) e ‘La memoria autobiografica’ e ‘Solo se sono libera’ (2017)