Chi era Fillide Melandroni, la cortigiana ritratta da Caravaggio? 

 

Caravaggio la conobbe per strada, lei in atteggiamento ammiccante è intenta ad adescare i clienti. Caravaggio la vede, si invaghisce della sua avvenente bellezza offerta a poco prezzo. Inizia a frequentarla come cliente, poi nasce una simpatia tra i due. Durante un incontro le propone di posare per lui. La ragazza ne è entusiasta e nel 1557 la ritrae per la prima volta con un ramoscello fiorito. La relazione tra i due  durò diversi anni  tanto che l’artista fece di lei la sua musa ispiratrice. Ma la vita di entrambi ebbe risvolti diversi Nati entrambi sotto una stella impietosa che li condannò alla fama, ma non alla serenità, né la Melandroni né il Merisi conclusero infatti la loro esistenza in pace. Allontanata da Roma con un atto ufficiale del Papa la prima e fuggiasco spirato su una spiaggia di Porto d’Ercole il secondo. Del loro canone inverso ci resta però l’emozione, veicolata per l’eternità nelle opere del grande artista

Fillide Melandroni, la musa di
Caravaggio, Marta e Maria Maddalena ca 1598, Detroit, Institut of Arts

La ragazza nacque a Siena da Cinzia Guiducci ed Enea Melandroni,ultimo discendente di una nobile famiglia senese. Il giorno 8 gennaio del 1581, domenica, la bambina ricevette il sacramento del battesimo al fonte di San Giovanni. Quando partorì Fillide la madre, Cinzia, aveva da poco compiuto i sedici anni di età. La bimba si trasferì insieme alla madre e al fratello Silvio, figlio di primo letto di Enea Melandroni, a Roma.

Ritratto della cortigiana Fillide, 1597 c., Berlino, Kaiser Friedrich Museum, dipinto disperso.

Un buco nero assorbì le informazioni della famiglia sino all’aprile del 1594 quando riapparve nella storia Fillide che, all’epoca tredicenne, si prostituiva occasionalmente a causa dello stato di indigenza in cui versava la famiglia dovuto, anche, ma non solo, ad una malattia della madre. Enea, il padre, non si trasferì a Roma con la famiglia.

Le notizie della vita di strada della piccola Fillide sono rintracciabili nel verbale del tribunale Criminale del Governatore del 23 aprile del 1594: “donna Fillide d’Enea Senese, in compagnia di due uomini e di Anna Bianchini, romana, era incappata dietro al Monastero di San Silvestro nei sbirri di ronda. E poiché i quattro andavano in giro al buio e fuor delli luoghi soliti tutti furono presi e menati prigionieri in Tor di Nona”.

Una piccola precisazione prima di continuare la narrazione: il termine “fuor delli luoghi soliti”  indicava che la ragazza, insieme all’amica Anna, si prostituivano lontano dal bordello. Nel 1595 morì la madre di Fillide, Cinzia,  appena trentenne

La ragazza, quattordicenne, con l’aiuto della zia Piera, che aveva seguito la sorella Cinzia a Roma, e dell’amica di quei giorni, Anna Bianchini, si dovette occupare del fratello più piccolo, Niccolò.

L’indigenza e l’emarginazione furono affrontate anche grazie all’aiuto del fratello Silvio, che lavorava come cuoco in una delle tante osterie della città. Sino al 1597 Fillide abitò sotto Trinità dei Monti, in una locanda dove le ragazze intrattenevano, con la compiacenza dell’oste, personaggi ambigui e di malaffare. Alcune circostanze condussero Fillide in prigione, al cospetto dei magistrati di città.

La ragazza, grazie all’istruzione ricevuta nei primi anni della sua vita, si rivolgeva con modi corretti ai magistrati, utilizzando un linguaggio che le altre prostitute non potevano nemmeno pensare di copiare. Fillide era diversa, completamente, dalle sue colleghe. Non solo nei modi, anche negli obiettivi di vita. La ragazza visse quel periodo nell’attesa della grande occasione che gli potesse cambiare la vita.

Nel 1598 tutto mutò nella sua vita. A sedici anni d’età entrò in contatto con dei fratelli originari di Terni, i Tomassoni, che, sfruttando le conoscenze altolocate, gestivano un giro di cortigiane tra notai e cardinali. La vita di Fillide cambiò radicalmente.

Si trasferì, con il piccolo Niccolò, in Strada Aragonia, potendo permettersi una serva puttana di nome Francesca. La casa divenne un bordello altolocato, dove si beveva, si giocava a dadi e si consumavano rapporti sessuali. Molti dei visitatori, o amici, di Fillide si presentavano armati presso la sua abitazione, trasgredendo a uno dei tanti bandi del governatore di Roma.

Durante una festa, nell’estate del 1598, gli sbirri si presentano a casa di Fillide. Tutti fuggirono dall’abitazione, anche nei modi più disparati, tranne Ranuccio Tomassoni, che rimase al fianco della ragazza per garantirle protezione. Il giorno seguente Fillide e Ranuccio furono rimessi in libertà.

L’anno seguente, il 1599, fu quello della svolta.

Ranuccio Tomassoni, protettore della giovane, mise in contatto Fillide con Michelangelo Merisi da Caravaggio. Il pittore prese la ragazza come modella per l’opera raffigurante Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. Nell’epoca immediatamente posteriore al Concilio di Trento l’aver prestato il proprio corpo ad un’immagine pubblica, per di più devozionale, fu considerato più disdicevole rispetto alla vendita quotidiana di quello stesso corpo. Un prete, parroco della chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, censì Fillide sul libro delle anime come cortigiana scandalosa.

 

Caravaggio, Portrait

La vita riservò nuovamente delle sorprese all’ancora giovane Fillide.

Nell’estate del 1600 il suo protettore, Ranuccio, s’innamorò di un’altra ragazza, tale Prudenza, allontanandosi dal suo primo amore. Fillide non accettò tale relazione amorosa e si scagliò violentemente contro la nuova ragazza di Ranuccio. Probabilmente non fu solo gelosia ma anche un tentativo di difendere la posizione di predominanza assunta nel giro delle cortigiane dei Tomassoni.

La lite che scaturì dopo l’aggressione di Fillide a Prudenza fu di tale gravità che condusse la ragazza senese in carcere. A differenza delle occasioni precedenti nessun uomo si prodigò per evitare il carcere e la condanna.

Tutto mutò nuovamente…. Fillide dovette esercitare il mestiere in autonomia, cercando di approfittare dei rapporti con i clienti potenti che aveva conosciuto durante la protezione di Ranuccio Tomassoni. Le brutte sorprese intanto erano in agguato.

Nell’estate del 1601 fu arrestata mentre si recava a casa del cardinale Benedetto Giustiniani, in Rione Sant’Eustachio, in compagnia di Ulisse Masetti, novello sposo e collaboratore del cardinale. Durante i giorni seguenti i due ragazzi furono sottoposti a stringenti interrogatori da parte dei magistrati. Entrambi cercarono di evitare di infangare il nome del cardinale e di sfuggire all’accusa di aver sottratto un novello sposo al letto coniugale, per Fillide, e di adulterio, per il Masetti. A due giorni dal loro arresto nessuno aveva pagato la taxa malefici, di 50 scudi, per far uscire i ragazzi dal carcere di Tor di Nona. Furono entrambi rinviati a giudizio.

 

Fillide ricadde nell’indigenza e nell’emarginazione dei primi anni romani.
Decise di chiedere l’aiuto della famiglia. Si ricongiunse con la zia Piera che nel frattempo era rimasta vedova di un certo Giovanni con il quale si era nel frattempo sposata. Aggressiva più che mai la Melandroni aggredì un’altra cortigiana, Amabilia Antonietti, cercando di malmenare anche la sorella gravida e prossima la parto. Nuovamente arrestata, Fillide rientra nella sfera di protezione dei Tomassoni ma cambiando uomo di riferimento: questa volta ad occuparsi di lei fu Giovan Francesco, il più autorevole dei fratelli.

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Caravaggio, Santa Caterina d’Alessandri 1598- 1599

La cortigiana «scandalosa» di qualche anno prima, inaspettatamente, entrò in rapporto con la parrocchia di S. Maria del Popolo, curò le pratiche devozionali e si dedicò a opere di carità. Nel 1604 risulta essere a capo di un complesso ed eterogeneo nucleo familiare composto dalla zia Piera, dal fratello Silvio, da un servitore, da una cortigiana e da un bimbo di 4 anni, uno dei fanciulli esposti dello “Spedale di Santo Spirito” in Sassia.

Nel frattempo aveva avviato una relazione amorosa con Giulio Strozzi, nobiluomo veneziano e figlio illegittimo di Roberto, notissimo banchiere fiorentino. Il legame tra i due ragazzi è testimoniato dal Ritratto di Fillide che Giulio Strozzi commissionò a Caravaggio.

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Fillide nei quadri di Caravaggio (in senso orario) Ritratto di una cortigiana, Marta e maria Maddalena, Santa Caterina , Giuditta e Oloferne 

Fillide e Giulio vivono anni di agiatezza economica e tranquillità. Forse la ragazza raggiunse anche un poco di felicità. Tutto però cambiò nuovamente alla morte del padre di Giulio. Il ragazzo entrò in possesso di una cospicua eredità e i parenti, cercando di scongiurare il matrimonio tra Giulio e Fillide, decidono di rivolgersi al papa, Paolo V.
Nella primavera del 1612 si diffonde rapidamente la notizia che “all’improvviso d’ordine del Papa è stata presa una tal Fillide famosa cortigiana e mandata fuori Roma con ordine che non vi debba più tornare”. Dopo aver riparato ad Orvieto e Siena torna a Roma.
La tormentata esistenza di Fillide si concluse  a Roma il 3 luglio 1618 e fu seppellita, secondo le sue volontà, nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina.

Del ritratto che Caravaggio le dipinse un decennio prima, “Ritratto della  cortigiana Fillide”) su commissione di Giulio Strozzi, che la donna conservò sempre con cura ed affetto nella propria abitazione,  la stessa  ne dispose la restituzione al perduto amore della giovinezza.

Purtroppo il ritratto acquistato dal museo di Berlino dopo la dispersione della collezione Giustiniani, è bruciato nel rogo nella torre antiaerea che fungeva da deposito, nel maggio del 1945, quando Berlino era già capitolata.