La pittura è qualcosa che ci rende libere, la storia su sei artiste vissute di arte.

1553691840794_1553691865.jpeg--la_pittura_e_una_devozione_ribelle_che_rende_libere__dagli_uomini__e_non_solo_Berthe Morisot, Un giorno d’estate (1879)

E’ irrequieto”, si dice dei bambini pestiferi. “E’ un’anima in pena”. Con l’avanzare dell’età l’irrequietezza è propensa a sfociare in un estremo – nella trasgressione o nell’ubbidienza – oppure continua una sommessa esistenza nel reame dei segreti. L’irrequietezza è un sentimento paziente, cerca un altrove, al contempo prova amore per lo stato delle cose, non vi si oppon

 

Elisabetta Rasy ha scritto un libro sulla vita di sei pittrici (Le disobbedienti, Mondadori); a ognuna di loro ha attribuito una condizione dell’anima: Berthe Morisot è l’irrequietezza.

Berthe Morisot, la dama dell’Impressionismo, appartiene al ceto della borghesia benestante di Parigi; destinata al matrimonio, è portata a lezione di pittura per arricchire il bagaglio delle virtù. Con grande dispiacere della madre Cornélie, l’occupazione della virginale giovinezza diventa una ragione di vita. Benché gli ammiratori abbondino tra professionisti e Impressionisti, Berthe protrae la propria verginità per molti anni, in un rifiuto del matrimonio e del cibo a favore dell’unica compagna, la pittura. L’esile Berthe vive un lungo amore platonico per Edouard Manet, posando per lui numerose volte, e alla fine ne sposa il quieto fratello Eugène; è fautrice, insieme ai più trasgressivi tra i suoi compagni, della grande rottura tra l’Impressionismo e l’accademia. Berthe pittrice di donne e di luce vistosamente cancella la tradizione, Berthe figlia rispetta tutte le regole borghesi; è in questo nucleo dialettico che vive la grandezza di un sentimento pacato, l’irrequietezza!

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