Dora e Picasso si incontrano nel 1936, lei ha 25 anni, lui di anni ne ha 54. Henriette Theodora Markovich (1907-1997) è arrivata da poco a Parigi da Buenos Aires, dove ha vissuto per anni, con la famiglia, padre architetto croato e madre francese. Lei è intelligente, colta, dotata di curiosità intellettuale ed è impegnata nel sociale. È indipendente e anticonformista e dopo gli studi artistici tra lezioni di fotografia e pittura sceglierà la fotografia.
A questa professione si dedicherà con il nome d’arte Dora Maar. In pochi anni diventa una fotografa famosa e di grande talento. Si occupa di fotografie pubblicitarie e di moda utilizzando tecniche diverse: tagli prospettici e deformazioni, doppie esposizioni e collages, il tutto inframmezzato con immagini in cui ritrae angoli di città e scene di strada degradate con mendicanti e povertà e questa sarà sempre la sua personale e continua ricerca. Con fotomontaggi utilizza i personaggi delle foto di strada inserendoli in architetture ribaltate da rotazioni e deformate in camera oscura. “Le sue fotografie mi ricordano le tele di De Chirico”, diceva Picasso alla sua nuova amante Francoise Gilot parlando delle fotografie di Dora.
Dopo l’incontro nel caffè dei Deux-Magots, Dora sarà per sette anni compagna e musa ispiratrice di Picasso e vittima del suo genio creativo. Insieme passano un’estate intensa e felice, che si prolunga con un periodo molto ricco artisticamente. Picasso inizia Guernica e Dora è al suo fianco, solo lei può fotografarlo. Lo fa di continuo: lo riprende solo, mentre lavora, mentre sta con gli amici. La giovane fotografa tutte le fasi della lavorazione e della realizzazione di Guernica facendone un diario fotografico unico che costituisce ancora oggi un dossier famoso e molto prezioso.
Per Picasso, le donne si dividevano in due categorie, «dee e pezze da piedi», e godeva sommamente a farle precipitare da una categoria all’altra. «Sei troppo alta, troppo bella, troppo libera», la rimproverava, imbarazzato dalla sua statura. Per indebolirla, la convinse ad abbandonare la fotografia per la pittura, dove lui dominava indiscutibilmente il campo. Le critiche distruttive dell’artista erano quotidiane: “… tanti segni per non dire niente”, la derideva senza pietà. Il loro rapporto è sempre più tormentato e Dora arriva a dire: “ …solo io so quello che lui è …è uno strumento di morte …non è un uomo, è una malattia”.
Tra loro è arrivata infatti nel frattempo una nuova e giovane amante, Francoise Gilot, che esibisce in pubblico la sua gravidanza. La resistenza di Dora si spegne a poco a poco inghiottita dalla depressione che la conduce al ricovero in una clinica psichiatrica e agli elettroschok, poi la psicoanalisi con Jacques Lacan che le promette la guarigione. “ Tutti pensavano che mi sarei uccisa dopo il suo abbandono. Anche Picasso se lo aspettava. Il motivo principale per non farlo fu di privarlo della soddisfazione”.
Dopo due anni di analisi Dora ritrova il proprio equilibrio e con esso la forza di riprendere in mano la propria vita. Quattro anni dopo la morte di Picasso, Marie-Thérèse si impiccò. Tredici anni dopo Jacqueline, l’ultima compagna, si sparò alla tempia.
Dora sopravvisse a Picasso, chiusa nel suo appartamento tra le opere dell’amato, che si era divertito a dipingere sulle pareti una serie di insetti. Riassumendo il loro legame, aveva detto: “Io non sono stata l’amante di Picasso. Lui era soltanto il mio padrone”. È già anziana, aveva settant’anni, quando si riavvicina alla fotografia utilizzando materiali sempre diversi . In quegli anni di solitudine le è vicino, come accompagnatore (e sarà poi il suo unico biografo) James Lord, il soldato americano omosessuale già amico di Picasso.
Muore comunque sola nel 1997 senza eredi: nel ricovero in cui è ospitata le suore che l’accudiscono non sanno neppure chi sia. Il patrimonio, di valore inestimabile, va all’asta. Nella sua casa di Parigi, sigillata da anni, tutto parla d’arte: persino le crepe nel muro sono state trasformate, con tratti di matita, in serpenti e ragni, le scatole di fiammiferi in piccoli fauni. Centinaia di schizzi sono assiepati nei cassetti, ovunque, anche bozzetti e prove per Guernica. Straordinari, e tutti con la faccia di Dora, la donna senza la quale oggi il più celebre dipinto di Picasso, Guernica, neppure esisterebbe.
Pablo Picasso – “Guernica”, 1937 Parigi