Le donne sono forti e la forza di Artemisia la si comprende prontamente nel suo dipinto successivo, fra i più famosi, “Giuditta che decapita Oloferne” (1612-13), dove la violenza subita dall’artista prende forza e rivalsa in maniera impressionante. Giochi di luce e ombra fanno risaltare la violenza subita in ogni particolare, dai drappeggi degli abiti femminili, al sangue di Oloferne (o forse di Agostino) che imbratta le lenzuola bianche.
Bambole Spettinate Diavole del Focolare
Artemisia.
Pianta erbacea, proveniente dalla Cina, ha acquistato popolarità negli ultimi anni per le sue proprietà medicinali. I cinesi la utilizzano da sempre come rimedio in caso di febbre; ha proprietà digestive e viene utilizzata per combattere la malaria. Oggi viene studiata come principio attivo anticancro. Si tratta comunque di una ricerca preliminare: l’istituto Nazionale dei Tumori di Milano cita: “non esistono studi clinici validi che dimostrino l’efficacia e la sicurezza di questi preparati nell’essere umano”.
Questo il sunto dei principali articoli che si presentano al lettore in prima pagina digitando sui motori di ricerca la parola “Artemisia”.
Ma Artemisia chi era costei?
Artemisia Gentileschi è la pittrice della violenza al femminile, il colore rosa del caravaggismo; è l’archetipo del femminismo datato 1600: donna libera e determinata.
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