La condizione delle donne nei dipinti d’interni… Judith Leyster

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“La Proposta” (1631), Judith Leyster

Con l’arrivo del freddo viene più voglia di starsene nella propria stanza, al caldo, magari sommerse in qualche piacevole lettura… penso che ognuna di noi, all’interno della propria stanza, si lasci andare a un flusso di pensieri che potrebbero trasformarsi in desideri, creatività e libertà!

 

Non era Virginia Woolf che scriveva che una donna dovesse avere soldi e una stanza tutta per sé per conquistare la propria indipendenza? E non è nella luce fioca di una camera, dove, le donne si preparano per intraprendere il cammino della loro vita? E un posto nel mondo?

Il dipinto che segue (ce ne saranno degli altri, in seguito) rappresenta una scena di interni, camere o sale, eseguite tutte da mano femminile, più o meno conosciute. Oltre a mostrare elementi o decori, essi ritraggono la condizione della donna in varie epoche e la loro risolutezza per emergere in un ambiente dominato da uomini.

Negli anni del Secolo d’Oro olandese (17° secolo), dove i Paesi Bassi, allora i più ricchi stati del mondo, si cullavano nella loro potenza navale, commerciale e culturale,  nasceva nel 1609 ad Haarlem, la città dei tulipani (immortalata da Alexandre Dumas ne “Il Tulipano Nero”) Judith Leyster, figlia di un noto birraio locale, che diventò  ben presto una delle poche artiste professioniste dell’epoca… piccola minoranza femminile oscurata dai grandi maestri olandesi. La Leyster si impose giovanissima per l’opulenta classe borghese protestante, con le sue opere di carattere per lo più domestico: di costume, ritratti, nature morte, tutto finalizzato con caratteri allegri. Nel 1629 riuscì ad aprire un atelier indipendente.

Un genio artistico di tale spigliatezza e vivacità, influenzato dai tanti Caravaggio di Utrect, avrebbe di certo meritato maggiore gloria postuma, ma Judith non l’ebbe. Sposatasi nel 1636 con un pittore mediocre, fu completamente assorbita dalla vita domestica e familiare. I suoi dipinti diminuirono insieme alla celebrità. La donna intellettualmente impegnata, ritornò ad essere sposa e madre. Morì nel 1660.

Veniamo  ora ad una sua opera che, in particolare, descrive l’ambiente privato femminile e la condizione stessa della donna d’epoca, si tratta de  “La Proposta” realizzata nel 1631 a soli ventidue anni

Pur nella sua essenzialità, il dipinto non deve essere sottovalutato, poiché questo illustra il carattere della Leyster dinanzi a un tema non indifferente. In un ambiente che potrebbe essere la stanza di una casa, rischiarata solo dalla luce di una lampada, una donna è intenta al suo cucito. Un uomo al suo fianco, appoggiato ad una scrivania, posa il suo braccio sinistro sulla spalla destra della donna, mentre con la mano destra le porge una manciata di monete.

L’uomo in questione non è né un marito premuroso e nemmeno un cliente che sta pagando il lavoro della donna. Dal suo sguardo sornione e dalla sua eccessiva confidenza, si potrebbe subito dedurre che sia una proposta sessuale, compensata con un’offerta di denaro. Ma la donna con gli occhi fissi al suo lavoro, sembra rimanere distaccata da quel che le accade intorno.

Fra le tante interpretazioni che sono state date nel corso degli ultimi anni, è indubbio che la pittrice abbia voluto ritrarre l’assoggettamento della figura femminile. La donna è raffigurata con abiti chiari, vestita in maniera semplice, quindi non una prostituta.

Sotto il suo piede compaiono dei carboni ardenti, simbolo del focolare domestico e perciò dello stato civile di essa, certamente coniugata. L’uomo, invece, è raffigurato con colori scuri, accentuando sulla scena la sua presenza ingombrante.

Generi pittorici così maliziosi erano molto in voga e i maggiori artisti erano soliti raffigurare scenari dai doppi sensi: uomini-clienti in attesa, donne dalle vesti accese e appariscenti, mezzane. La Leyster sembra, invece, rovesciare questo mondo mostrando una donna ferrea nella sua moralità e decisa a custodire le sue virtù… il suo corpo e la possibilità di un qualsiasi rifiuto!

Se il dipinto non presenta un atto di denuncia, la sua autrice, al contrario, volle denunciare apertamente la mancata indipendenza della figura femminile asservita come sempre all’uomo.

paola chirico

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